«Lo stop nelle scuole chiesto dai genitori» 

Parla l’assessore all’istruzione Bisesti: «Bene ci sia il dibattito, con la sinistra decisioni prese senza ascoltare nessuno»


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. Una pila di libri, fascicoli, cd rom. Nel suo ufficio di assessore all’istruzione, in via Vannetti, Mirko Bisesti si è fatto recapitare già qualche settimana fa il materiale che fa, anzi farebbe, da struttura portante ai corsi sulla parità di genere, che gli oppositori chiamano “percorsi gender”. Quelli stoppati, sollevando clamore, in 24 istituti scolastici per decisione di Bisesti e della collega con delega alla famiglia, Stefania Segnana.

Questi libri non vi convincono proprio?

«Ma guardate che il tema non è i libri, ma gli effetti che possono avere sui ragazzi che assistono a questi corsi. Noi abbiamo aperto un dibattito, prima con la sinistra al potere le decisioni si prendevano senza chiedere nulla a nessuno» chiosa Bisesti. L’assessore, nonché segretario della Lega, in questo colloquio spiega le motivazioni che hanno portato la giunta alla decisione, mentre altre valutazioni verranno iniziate oggi da Segnana con i propri uffici, visto che i corsi della discordia sono stati materialmente finanziati, dalla struttura delle Pari opportunità.

Assessore il dibattito sullo stop ai percorsi sulla parità di genere in questi giorni non è parso sempre rilassato...

«Ma io sono molto soddisfatto che ci sia stato un dibattito. Ora se ne parla. Sfortunatamente in passato non lo si è fatto. Oggi con la Lega si discute e si vuole approfondire il tema. E questo è un passo avanti. Negli anni precedenti non c’è stata una corretta informazione su questi corsi. E ce lo dicono i genitori».

Vi sono arrivate molte segnalazioni da parte di genitori non soddisfatti?

«Moltissime. E non ora, anche quando eravamo all’opposizione. E quando queste “politiche” sono diventare più pressanti ci è stato fatto notare come, su un tema come l’educazione dei propri figli, ci sia stata una mancanza di coinvolgimento. Non se ne è mai parlato in pubblico. Ora la giunta, e tutta la maggioranza su questo è convinta, dice “approfondiamo” meglio la questione».

I vostri dubbi riguardano gli effetti che questi percorsi possono avere sugli studenti?

«Certo. Quando si parla di parità di genere ci sono degli aspetti condivisibili, che vanno incentivati. Altri che vanno verificati, sui cui non siamo assolutamente d’accordo. I cittadini trentini, il 21 ottobre scorso, hanno votato anche su questi temi. La levata di scudi di chi ora siede all’opposizione è fuori luogo: non c’è uno scandalo. Le famiglie ci hanno chiesto di monitorare, di cambiare, ma la sinistra non ha rispetto di chi la pensa in altro modo da loro. Anzi, il rispetto non arriva da chi si erge a paladino dei diritti, a detentore di una moralità superiore, anche se non si a chi».

C’è chi, come il consigliere di Futura Ghezzi, parla di voi come “giunta etica”...

«É una sciocchezza. E quando queste scelte le faceva chi ora è all’opposizione non era una giunta etica? Lasciamo loro fare questi bei titoli.... Signori, non è una questione qualsiasi ma si parla dell’educazione delle generazioni di domani».

Tempi per decidere?

«Non sono fissati. Va studiata e capita bene la tematica. Giusto approfondirla bene».













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