Legionella, colpito anche un trentenne 

È fra le 19 persone contagiate in Trentino. Si tratta di un turista: ricoverato, al momento le sue condizioni non preoccupano



TRENTO. C’è anche un trentenne fra i contagiati dalla legionella in Trentino. Si tratta di un uomo che era in vacanza in Paganella e che è stato aggredito dal batterio. Ricoverato, è stato curato e le sue condizioni al momento non appaiono preoccupanti. Il trentenne è una delle 19 persone contagiate questa estate in Trentino. Un contagio che avuto conseguenze tragiche (anche se saranno successive analizzare e certificare il nesso causale fra malattia e decesso) per tre anziani che sono morti. Si tratta di Celestino Marchesani, 80enne di Adria, in provincia di Rovigo, Piermaria Maggi, donna di 82 anni di Pavia e Alessandro Barbera, 84enne milanese. I tre decessi hanno fatto scattare le indagini del Nas - che sono state coordinate dal procuratore capo Raimondi e dal sostituto Gallina - che ad ora hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di otto albergatori, i titolari delle tre strutture nelle quali le tre vittime alloggiavano quando si sono ammalati. L’accusa che viene mossa è quella di omicidio colposo, ma è bene sottolineare che siamo ad una fase embrionale dell’inchiesta. Inchiesta che ha portato a scoprire anche i nomi di 16 persone che si sono ammalate di legionella e che hanno in comune la permanenza fra i comuni di Andalo e Molveno. Alcuni di questi nelle stesse strutture dove trascorrevano le ferie anche i tre anziani deceduti. Dei 16 uno è ancora ricoverato da agosto.

Essendo la Paganella una riconosciuta zona turistica, gli ammalati provengono da diverse zone d’Italia. Da Pavia a Cividale del Friuli, da Milano (due) a Corato (in provincia di Bari), a Modena (4 ammalati), da Verbania ad Alessandria, da Padova a Ferrara, da La Spezia a Macerata. La maggior parte dei contagiati ha oltre 80 anni, c’è anche un novantenne nell’elenco racconto dai carabinieri dei Nas incrociando i dati della rete nazionale che ricostruisce anche i movimenti dei malati. Il più giovane è il trentenne e poi c’è un cinquantenne e un 68enne.

L’accusa che al momento viene mossa nei confrotni degli otto albergatori è di omicidio colposo e si fonda sulla supposta mancata predisposizione del piano di valutazione del rischio legionellosi. Piano che è obbligatorio in virtù dell’accordo Stato-Regioni del maggio 2015. In base alla ricostruzione che è stata fatta ci sarebbe stata una sottovalutazione del rischio. Dopo lo scoppio del «caso legionella» ai proprietari delle strutture interessate era stata data l’indicazione (seguita) di disinfestare le tubature usando lo shock termico. La limitata pulizia dei filtri degli impianti di condizionamento, infatti, può creare un ambiente adatto alla nascita di diversi agenti patogeni, fra i quali c’è anche quello della legionella.

L’indagine ora va avanti per chiarire esattamente la posizione di ogni indagato e per avere una ricostruzione certa di quello che è successo nell’agosto scorso.













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