Legge di semplificazione ok ma senza minoranze 

Via libera al disegno di legge Fugatti. Da ieri sembrano essersi fatti però complicati i rapporti tra la maggioranza ed il centrosinistra. Il governatore: «Spiace ma è la politica»


Gianpaolo Tessari


Trento. Passa la legge di semplificazione ma il primo risultato è che da ieri si sono complicati i rapporti tra l’amministrazione Fugatti ed il centrosinistra. Partiamo, cosa che non si dovrebbe fare (almeno nei romanzi gialli) dal finale: la legge 18 di semplificazione e potenziamento della competitività è stata approvata in Consiglio provinciale alle 20.30 con 19 voti positivi. Tutte luci verdi nell’emiciclo per il semplice fatto che le opposizioni avevano già lasciato l’aula in polemica per la gestione della seduta. Per farla breve: le opposizioni avevano chiesto, invano, al presidente Walter Kaswalder che venissero rivisti e non ampliati i tempi contingentati che erano stati assegnati ad una legge, va però detto chiaramente, incardinata con le prerogative dell’urgenza. Ma a far saltare la mosca al naso a Giorgio Tonini, presidente del gruppo del Pd (e al resto del centrosinistra) è stato un emendamento che aveva inserito all’ultimo momento il consigliere di Fassa Luca Guglielmi. Che cosa diceva? Ecco Tonini: «Che nella legge di semplificazione venga introdotta una norma che non è una norma appare paradossale e mi riferisco all’emendamento proposto dal consigliere Guglielmi all’articolo 17, che affida alla giunta la potestà di presentare entro il 31 marzo di ogni anno “una legge annuale di semplificazione”».

Clima rovente

Ed infatti l’emendamento, alla fine, è stato ritirato. Ma il clima già rovente, dentro e pure fuori dall’aula, non era più raffreddabile: «Un consigliere di maggioranza ha proposto un emendamento sostenuto dal parere favorevole della giunta provinciale, che presenta gravi dubbi di ammissibilità. In sede di conferenza di capigruppo è emerso che l’emendamento è fortemente lesivo della riserva regolamentare, in quanto si propone di modificare il regolamento del consiglio provinciale, senza dichiararlo esplicitamente: un pastrocchio, una furbata» hanno fatto sapere le minoranze. «Nonostante avessimo dichiarato la contrarietà, a causa della gravità dell’iniziativa da parte della maggioranza, il presidente del consiglio provinciale Walter Kaswalder ha fatto votare ai soli capigruppo di maggioranza la decisione di proseguire comunque i lavori d’aula, oltre l’orario previsto. Ha così violato la prassi consolidata e le più elementari regole di far play consigliare, tradendo in questo modo il suo ruolo istituzionale super partes. Per questo motivo i consiglieri di minoranza non parteciperanno al proseguimento dei lavori d’aula, unilateralmente deciso».

L’aula perdei consiglieri

Insomma il centrosinistra se ne è andato ed i lavori sono arrivati rapidamente al termine. Prima di pigiare il tasto del voto c’era il tempo per una valutazione della strana giornata fatta dal relatore della legge, il governatore Fugatti: «Il testo del disegno di legge ha visto il lavoro di molti consiglieri che, in questa fase, voglio ringraziare assieme ai funzionari di giunta e consiglio. Dispiace arrivare al voto finale senza la presenza delle minoranze, era un disegno di legge il più possibile condiviso con le categorie economiche. Credo che la politica vada capita, quindi ci può stare che le minoranze lascino il Consiglio. L’emendamento del consigliere Guglielmi era del tutto legittimo perché portava alla semplificazione. Ne è nata una discussione e qualcuno ha messo in dubbio la liceità dell’emendamento. Guglielmi, per non creare difficoltà al percorso della legge, lo ha ritirato. Non era obbligato e se lo avesse lasciato sarebbe passato con i voti della maggioranza. Quindi il percorso è stato lineare, nonostante tutto la minoranza ha deciso di abbandonare. Non ci sentiamo in colpa per questo, non ci sono state forzature» ha detto Fugatti. Dunque la legge va, i rapporti politici molto meno.













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