Le tentazioni leghiste della base del Patt 

L’onorevole del Carroccio Binelli: «Molti di loro non hanno mai digerito il Pd. Con noi? Dicano di aver chiuso un capitolo»



TRENTO. La tentazione c’è. Quella del Patt di «guardare» alla Lega. L’altra sera nel direttivo delle due stelle alpine il Carroccio è stato evocato da più di un consigliere provinciale. Ma davvero, se il Patt confermerà l’addio al centrosinistra, potrebbe strizzare l’occhio a Fugatti & C? Vediamo: gli osservatori più attenti dentro il partito ad oggi propendono per una corsa in solitaria. Un Patt che corra fuori dai blocchi con Ugo Rossi candidato presidente viene stimato valere attorno al 10%, in grado dunque di riportare tre consiglieri sugli scranni della Provincia. Un Patt che rimanesse dentro il centrosinistra, ma a quel punto senza il governatore uscente, assai difficilmente raccoglierebbe una percentuale in doppia cifra. Questi sono ragionamenti dell’oggi, dettati dalla delusione per la bocciatura di Ugo Rossi da parte del Pd, ma è anche vero che larga parte della base autonomista ha sempre digerito con difficoltà una giunta provinciale assieme al Pd.

Ma quanto è verosimile un avvicinamento del partito di Paniza e Rossi alla Lega? Lo abbiamo chiesto a Diego Binelli, parlamentare del partito di Salvini, che nella propria famiglia ha un esponente doc del Patt come l’ex assessore Sergio Binelli, e che conosce molto bene anche le dinamiche della politica delle valli: «Quello che si chiamava un tempo Pptt era nato per difendere i diritti dei trentini. Soprattutto quello che ruotava attorno alle periferie, sì alla valli. Non voglio certo insegnare al Patt quelle che rappresentava il Pptt, ma vedo che oggi alcune politiche attuare dal partito non sono più in linea con quei principi. Sono andati a depotenziare i servizi nelle valli, penso alla chiusure dei punti nascita. Ma anche la solidarietà estesa a tutti a scapito di alcuni trentini, non è propriamente una scelta che avrebbe dovuto fare un partito autonomista. La gestione della migrazione è stata fatta guardando poco ai diritti di chi vive in alcune parti del Trentino, territori che erano il baluardo del Patt». Osserva ancora l’onorevole Binelli: «Una larga fetta della base del Patt è in sofferenza, basti pensare allo strappo di Walter Kaswalder. Il partito è stato succube della componente di sinistra della coalizione. Morale? Il Patt ora deve fare un’autocritica, un’autoanalisi di questi anni (in politica si può anche sbagliare) ma l’importante è capirlo e chiudere il capitolo con la sinistra. A quel punto è possibile ragionare con altri mondi, ma debbono chiudere. Poi tocca a loro, al Patt decidere: vogliono correre da soli? Può essere una strada. Se lo vogliono farla con noi mi sento di dire che debbono dare almeno dei segnali di rinnovamento della classe dirigente. Inoltre il centrodestra ad oggi è una coalizione coesa, motivata: se davvero il Patt vuole guardare a noi occorre sedersi attorno ad un tavolo e parlare di programmi comuni».(g.t)













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