«Le Iene, un’imboscata alla coop»

Un servizio Mediaset attacca la comunità Progetto 92, la difendono l’assessore Borgonovo Re e Cnca



TRENTO. Un servizio delle Iene ha messo in cattiva luce l’operato della cooperativa sociale Progetto 92: la vicedirettrice Katia Marai è anche giudice onorario nel collegio del Tribunale dei minorenni che decide dell’affidamento dei bambini di famiglie disagiate ad altre famiglie o comunità di accoglienza, e tanto è bastato per ipotizzare il “business degli affidamenti”, in quanto ogni giorno di affido viene pagato almeno 70 euro dall’ente pubblico alla comunità. Nel servizio, andato in onda mercoledì sera, non c’è la vicedirettrice Marai, bensì il direttore Roberto Vettori. Il quale è desolato per il clima che si è creato. «Ci preoccupa soprattutto la strumentalizzazione di un argomento così delicato» commenta Vettori. «É da tempo che si è scatenato l’attacco contro le comunità di accoglienza, lo sapevamo, ma sono rimasto choccato dalla violenza e dalla superficialità della troupe di Mediaset». Vettori sostiene di aver parlato per circa venti minuti con la “Iena” che aveva seguito il caso. «Sono state utilizzate poche battute, montate ad arte , mentre interi spezzoni sono stati tagliati. É stato un processo sommario partendo da una tesi sbagliata. Non abbiamo nulla da nascondere, semmai molto da tutelare perché lavoriamo con minorenni, soprattutto adolescenti. É solo una questione di riservatezza, di privacy». Scusi direttore, ma la tesi di fondo del servizio è che ci sia incompatibilità tra chi occupa un ruolo terzo, come quello di giudice onorario, e quello di vicedirettrice di comunità. Al di là dalle modalità con cui è stato condotto il servizio delle Iene, qualche dubbio è legittimo. «Nella realtà al giudice onorario è richiesta una competenza specifica, cioè che il candidato abbia a che fare con il settore, ed è inevitabile che si tratti spesso di persone che occupano ruoli nelle comunità di accoglienza. Quando il ruolo di rappresentanza rischia di creare un problema di incompatibilità, è il Consiglio superiore della magistratura a occuparsene. E nel caso della dottorressa Marai, il Csm si è già espresso tre volte, garantendone la neutralità quando fa parte di un collegio giudicante». Stesso clima respira l’assessore alla sanità Donata Borgonovo Re, che era già preparata all’esplosione del caso. «Attendevamo da due settimane la messa in onda del programma, il cui taglio era già chiaro e definito dal principio. Ne avevamo già parlato con il Collegio delle politiche sociali e la presidente del Tribunale dei Minori. É stato fatto un cattivo servizio al giornalismo, presentando un teorema errato. La pretesa incompatibilità è negata dalla circolare per la nomina dei giudici onorari dei minori, che fissa i criteri per la loro scelta. E per tre volte il Csm si è fidato della “terzietà” della giudice Marai».

Si è mosso anche il Coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza (Cnca), che per bocca della responsabile dei minori Liviana Mirelli nota come nel servizio delle Iene «si fa credere, falsamente, che la maggior parte dei minorenni fuori famiglia siano bambini e ragazzi strappati alle famiglie, senza il loro consenso, per motivi spesso futili o comunque ingiustificati. Se invece di attaccare la cooperativa sociale Progetto 92 di Trento, con un’intervista che mirava esclusivamente a scandalizzare il pubblico, si fosse fatta qualche domanda sulla loro esperienza (o questo non importa?), si sarebbe scoperto che dei 22 minorenni ospitati in questo momento nella comunità, ben 15 sono lì per “inserimenti consensuali”, cioè attivati d’intesa, e non contro, le famiglie di origine, con cui si lavora per ricostruire un progetto di vita familiare e per il minore». Nel servizio è stata tentata anche un’intervista alla giudice dei minori Santaniello, la quale si nè rifiutata di parlare con le Iene. Tuttavia l’eco della polemica è stato raccolto anche dall’ex consigliere provinciale Bruno Firmani (Idv), che rivendica ben tre interrogazioni presentate sull’argomento nella passata legislatura, mentre sollevando questioni analoghe, cioè chiedendo lumi sull’elevato numero in provincia di Trento di affidamenti di minori a comunità e famiglie “terze” si era attivato anche Giacomo Bezzi (Forza Italia) con un apposito ordine del giorno. (gi.l.)

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