La tratta delle ragazze con riti voodoo 

Arrestata una coppia nigeriana residente a Trento: gestivano il mercato delle «schiave del sesso» e dell’accattonaggio



TRENTO. Il costo della libertà? Fra i 20 e i 30 mila euro se sei una donna. Se sei un ragazzo il prezzo è più basso: basta raccogliere 6 mila euro elemosinando. Questo dopo aver attraversato con un viaggio dalle difficoltà inimmaginabili mezza Africa, dopo una durissima permanenza in un campo in Libia e dopo aver affrontato, su barchini di fortuna, il Mediterraneo. Un viaggio verso la speranza che prevede - prima della libertà - di passare per le mani di gente che sfrutta il corpo delle donne e la capacità di impietosire del ragazzo. Tutti psicologicamente piegati dalla minaccia di riti voodoo. Tanti tanti i soldi che sarebbero stati raccolti in questo modo da due nigeriani trentini che si vantavano dell’importante disponibilità economica anche con filmati in cui lui - con tanto di scettro in mano - spandeva nell’aria dollari su dollari come un magnanimo re.

L’operazione che ha scoperchiato questa tratta che investe anche la provincia, è della Dda di Catania che ha coordinato le indagini della squadra mobile della città siciliana. E che si sono concluse - per ora - a Trento con un blitz in città in cui hanno preso parte anche gli investigatori trentini e che ha portato in carcere una coppia di nigeriani che abita nella zona sud della città. Si tratta di Queen Enaye, di 38 anni, e Collins Omorgbe, di 31 fermati con l’accusa di tratta di persone e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con varie aggravanti. Ossia la transnazionalità, l’avere esposto a pericolo la vita o l’incolumità delle persone trasportate, facendole imbarcare su natanti occupati da numerosi migranti privi di ogni necessaria dotazione di sicurezza, l’avere agito al fine di reclutare persone da destinare alla prostituzione e all’accattonaggio. Il punto di partenza dell’inchiesta sono le parole dalla responsabile di un centro di accoglienza. Era la fine ottobre dello scorso anno quando la donna spiega agli investigatori di aver notato qualcosa di strano in alcuni dei 134 migranti sbarcati a Catania da una nave della Marina militare francese. Tra loro c’erano tre nigeriane minorenni che erano state «comprate» e, sotto la minaccia di riti Ju Ju (una sorta di voodoo») avrebbero dovuto «riscattare» la loro libertà versando 30mila euro ciascuno. Soldi che avrebbero restituito prostituendosi. Le indagini hanno portato ad individuare un gruppo di trafficanti legati da rapporti di parentela (dislocati tra la Nigeria e l’Italia), dedito al reclutamento, al trasferimento in Italia di giovanissime connazionali. La «madame» è stata identificata in Queen Enaye che avrebbe avuto l’incarico di «immettere» le ragazze nel circuito della prostituzione. Un lavoro che sarebbe stato portato avanti assieme al compagno Collins Omorgbe che si occupava anche dei maschi. Uno di loro in particolare era stato sottoposto al rito Ju Ju, obbligandolo in questo modo al pagamento di un debito, quindi lo avevano trasferito in Italia per destinarlo all’accattonaggio. Il gip di Trento ha convalidato il decreto di fermo e disposto per entrambi la misura cautelare della custodia cautelare in carcere. (m.d.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













Scuola & Ricerca

In primo piano