La palestra da 3 milioni bloccata dalla ditta fallita

Bondo, prima le polemiche per una struttura ritenuta sovradimensionata Ora la comunicazione che la Edil Ma.C di Cles sarà in Tribunale il 24 aprile


di Ettore Zini


BONDO. Il fallimento volontario chiesto dall'Edil Ma.C di Cles, l’impresa di costruzioni appaltatrice della palestra di Bondo, è arrivato come una doccia fredda sull’amministrazione comunale che sperava in un’inaugurazione a breve.

«A fine marzo», aveva annunciato il sindaco Giuseppe Bonenti. La doccia più gelida, però, si è abbattuta su chi aveva in carico i subappalti. Aziende medio-piccole del firmamento imprenditoriale trentino. Che ora attendono con trepidazione di entrare nella procedura fallimentare come creditori privilegiati. «Altrimenti - confida uno di loro – son dolori».

Ormai quella struttura sportiva, considerata da più parti sovradimensionata per un borgo di sole 700 anime, era alle battute finali. Mancavano solo le finiture interne. La richiesta di fallimento annunciata dall’azienda che, nel gennaio 2012 si era accaparrata l’ossatura portante della struttura, ha in pratica decretato il fermo immediato dei cantieri.

La Zeni Impianti Elettrici di Spormaggiore, Nord Pavimenti di Trento, Casa Ss di Rovereto, Nord Lift Ascensori di Tenno e Tecno System Building di Trento si sono sentite mancare la terra sotto i piedi. L’udienza al Tribunale fallimentare di Trento è fissata per il 24 aprile. Fino ad allora è tutto sospeso. C’è da chiarire se il fallimento volontario chiesto dall’impresa nonesa sarà iscritto o meno nell’albo del tribunale.

L’incarico di curatrice del fallimento è stato affidato alla dottoressa Patrizia Pizzini. Prima dell’annuncio ufficiale, a Bondo, non c’era nessun sentore delle difficoltà dell’impresa appaltatrice. Tant’è vero che, in paese (lo aveva confermato anche il primo cittadino) si riteneva di poter disporre del manufatto entro i primi tre mesi dell’anno. Secondo il direttore lavori, ingegnere Christian Giongo, sono ancora in predicato opere per 390.000 euro. Mentre il grosso dell’appalto, quei famosi 3.120.000 euro, finanziati al 95% dalla Provincia, sono stati eseguiti. «Ed è un vero peccato – dice il sindaco Bonenti – che le difficoltà aziendali siano sopraggiunte ad un passo dalla fine dei lavori».

Difficoltà oggettive e quindi ineluttabili, o istanza fallimentare per scaricare sugli altri i propri errori? A interrogarsi sono soprattutto le ditte autorizzate ai subappalti. Artigiani e aziende medio-piccole. Che, di fronte a una situazione di questo genere, si trovano impreparate e indifese a sopportare i contraccolpi di una crisi edilizia sempre più grave.

Soprattutto, incapaci di reggere i costi che ditte in difficoltà, scaricano su di loro, in un mercato edilizio sempre più insidioso e inaffidabile. Per capire come stanno le cose bisognerà attendere il 24 aprile. Quando a Trento si saprà se la richiesta dell’Edil Ma.C di Cles sarà accettata o respinta. Di certo per ora c’è che quel cantiere è bloccato. Passeranno ancora molti mesi, prima dell’agognato taglio del nastro.

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