La bottega dal nome che incuriosisce. C’è dietro una storia di grappe (ora) e di studenti (una volta)

La Lega Antianalcolica di Simonetti

Raccoglie anche i segreti di una scelta «sul campo» di antiche erbe


Graziano Riccadonna


 RIVA. Il valore della parola si misura dagli effetti che fa. La «Lega antianalcoolica» sortisce il duplice effetto di comunicare un messaggio ma anche di far pensare: a favore o contro l'alcool? Bisogna pensarci un pò prima di concludere che è a favore!  In verità a favore in modo del tutto speciale: non da sbevazzoni, ma da fini intenditori della grappa, che è una specialità appunto della lega antianalcoolica di Riva del Garda. Creatore della stessa, un negozietto speciale di via S.Maria, Marco Simonetti.  Singolare la sua storia: direttore dell'APT per un decennio tra l'82 e il 92, nella primavera dell'83 decide di aprire con la moglie Carla una bottega in via Scaligero, per poi passare a San Nazzaro, e tornare in centro 15 anni fa.  Ma singolare soprattutto la scelta del nome di Lega Antianalcoolica.  «Era lo splendido periodo degli studi universitari in una Milano che ci accoglieva come poveri emigranti pellegrini - racconta Marco Simonetti - Vivevamo in un pensionato universitario dove avevano passato 4 anni celebri personaggi della politica e cultura italiana e certo questo non faceva che appesantire l'aria già cupa di Milano. Per queste ragioni noi trentini e alcuni friulani ci trovavamo a bere un "biceròt" da Provera in corso Magenta, e lì preparavamo i progetti per scherzucci a chi se li meritava...»  Proprio da Provera nasce nel mitico 1968 l'idea di avvicinare le persone al vino e alla grappa in modo intelligente, senza fare sbornie ma imparando a gustare vini e alcool. «Conclusi l'università e la lega si disperse, io mantengo ancora questa tradizione viva, nella speranza che quelli che erano con me da Provera la ricordino con tanta simpatia...»  La passione di Marco per la produzione in proprio di grappa "nostrana" si sviluppa quindi grazie alle sue innate capacità e a uno smisurato amore per il distillato: «Ho avvelenato tante volte amici e conoscenti con i miei infernali intrugli, preparati sulla base di ricette tradizionali...». Tutti questi assaggiatori però si sono mostrati riconoscenti chiedendo al Marco il procedimento per preparare tali pozioni "magiche".  In uno dei libri editi a cura dello stesso Simonetti qualche anno fa, sono presentate le ricette per preparare una "buona" grappa con l'intendimento di farla amare: sbregabudele, tarafià, rosolio sono ormai bevande lontane dal nostro mondo, pur conservando sempre vivo il fascino di un buon tempo antico, forse più povero ma sicuramente più sereno.  Il libro alterna ricette e brevi racconti di vita vissuta, in cui emergono episodi della "cerca" fatta da Marco e moglie di piante officinali per la grappa. Così è successo in quel di Pregasina, terra, ahimé, abitata da gente sospettosa per natura, che quando vede il Marco armeggiare con semi e bacche lo invita brutalmente a lasciare il campo, scambiandolo né più né meno per un ladro...Era solo un seguace della lega antianalcoolica.













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