La giunta cancella il Comitato faunistico 

L’assessora Zanotelli (Lega) sta preparando la delibera che pensiona l’organismo di confronto tra associazioni e doppiette


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. La giunta provinciale vuole snellire la gestione della caccia. E l’assessora che ne ha la responsabilità, Giulia Zanotelli (Lega), sta preparando una delibera per mandare in pensione il Comitato faunistico provinciale. Della questione si è parlato nell’ultima riunione dell’esecutivo ed un atto formale potrebbe essere pronto già per la prossima seduta, venerdì. Il Comitato che si vuole superare è un organo tecnico consultivo che comprende sia rappresentanti dei cacciatori che delle associazioni ambientaliste.

Se dovesse andare in porto la revisione del settore cui sta lavorando Zanotelli, la gestione della caccia verrà affidata alle scelte dirette della giunta e degli uffici tecnici della Provincia, senza ascoltare ufficialmente né i rappresentanti delle doppiette (in Trentino i cacciatori sono 6500) né di chi è contrario si spari alla selvaggina. Se sia un bene oppure no, dipende dalla sensibilità e dalla convinzioni individuali ma ad oggi nessuno può negare che lo stato di salute degli animali selvatici in Trentino sia molto buono per qualità e quantità.

Escludendo da queste considerazioni la delicatissima questione della gestione dei grandi carnivori, lupi ed orsi, che come animali super protetti godono di una tutela pressochè assoluta, con norme sia statali che europee.

Proprio l’assessora Zanotelli, due giorni fa, aveva dato in commissione una sorta di anticipazione delle proprie mosse: «Per quanto riguarda l’attività venatoria è in atto un processo di semplificazione del quadro normativo della caccia, a partire dal sistema sanzionatorio e dalla revisione della legge, che risale a 30 anni fa. Per questo è in atto un confronto con le associazioni cacciatori. Per il piano faunistico la validità dello strumento è confermata, non sono in programma revisioni. Si sta costituendo un tavolo tra Provincia, cacciatori e sindacati degli agricoltori per affrontare il problema della presenza eccessiva dei cinghiali sul nostro territorio. La questione non colpisce solo il mondo agricolo ma anche quello dei territori dei Comuni» ha spiegato.

Il Comitato faunistico ha in effetti una trentina di anni, visto che fu voluto da Walter Micheli nella sua veste di assessore all’ambiente (nonché vicepresidente) della giunta presieduta da Mario Malossini. Nel corso degli anni i rapporti per la gestione politica della caccia tra Provincia ed il Comitato non sono sempre stati semplicissimi.

Anzi, solo per rimanere alla primavera scorsa, sulla gestione dei cinghiali ci si confrontò in modo molto acceso. In questi 30 anni le frizioni non sono mancate ed i rappresentanti delle associazioni ambientaliste hanno spesso puntato i piedi su decisioni non condivise: va detto che nel Comitato siedono un rappresentante della Lipu, uno del Wwf, uno della Pan-Eppaa ed uno di Lega Ambiente. E poi cinque esperti di caccia dell’ente gestore, ovvero Associazione cacciatori. La Provincia vi partecipa con l’assessore di competenza, i dirigenti del servizio foreste-fauna e quello dell’agricoltura. E poi tre esperti in discipline naturalistiche, un rappresentante dell’Enci, uno del Consorzio dei Comuni, uno della Coldiretti, un rappresentante dei dottori agronomi e forestali ed uno di Confagricoltura. Insomma una sorta di parlamentino in piena regole, che fa sedere faccia a faccia ambientalisti e cacciatori. I più critici parlano di lungaggini e di confronti senza fine nell’organo consultivo che, alla fine delle fiere, hanno portato a dilatarsi nel tempo scelte e decisioni. E dunque ora, dopo 30 anni, il governo del cambiamento crede sia ora di dire addio al Comitato faunistico.













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