La città del fascismo: «Così il Ventennio modificò Trento»

La ricerca di Fabiola Parisi: dall’impatto del quartiere al Sass alla stazione ferroviaria e le Poste di Angiolo Mazzoni


di Martina Bridi


TRENTO. Molte grandi opere pubbliche in città sono l’ eredità dal ventennio fascista: la stazione, le Poste, la “Donna con il Fascio” in via san Pietro, il monumento a Battisti sul Doss Trento, le scuole Sanzio e molte altre. Fabiola Parisi le ha descritte e raccontate nella sua tesi di laurea. Ora Fabiola, dopo aver concluso la triennale in Beni culturali, si è iscritta al corso di laurea magistrale in Conservazione e gestione dei beni culturali.

Da un punto di vista artistico cosa accade durante il Ventennio a Trento?

Il fascismo domina ogni aspetto della vita della nazione, compresa l’arte. Trento è quindi coinvolta nel programma di rinnovo urbanistico condotto dal governo e il progetto prevede la demolizione degli edifici ottocenteschi legati alla precedente reggenza e la ricostruzione con opere pubbliche funzionali e celebrative.

Qual è stato uno dei primi interventi?

La riconfigurazione del palazzo delle Poste. L’architetto bolognese Angiolo Mazzoni sceglie di conservare ed inglobare nel progetto elementi della costruzione rinascimentale che fino al 1845 sorgeva nell’area. Le decorazioni dell’edificio sono affidate a diversi artisti e le vetrate policrome sono opera di Guglielmo Sansoni e Fortunato Depero, attualmente andate perse in circostanze non ancora chiarite.

Cos’altro prevedeva il piano di rinnovamento urbano?

La costruzione di una nuova stazione ferroviaria, progettata da Mazzoni come un'architettura di rigorosa compostezza razionalistica, una struttura funzionale e attenta alle esigenze tecnico- organizzative.

E poi? «Il 7 aprile 1926, l’architetto veronese Ettore Fagioli riceve l’incarico di progettare il monumento a Cesare Battisti sul Doss Trento. Durante il Ventennio la figura del martire trentino subisce da parte del governo una profonda strumentalizzazione, diventando un simbolo del patriottismo.

Qual è stato l’intervento più impattante?

La modifica del tessuto urbano, con la demolizione del quartiere del Sass e la realizzazione di piazza Littoria. Le nuove costruzioni sono progettate per rappresentare la rigidità e la forza della dittatura.

Che cosa simboleggia la “Donna del Fascio”?

E’ un affresco che intendeva celebrare l’intervento urbanistico al Sass e allo stesso tempo voluto per esaltare la fondazione dell'Impero avvenuta con l'annessione dell'Etiopia. Nelle mani la figura stringe il fascio littorio e alla base una scritta riproduce una frase del discorso di Mussolini del maggio del 1936, dopo la vittoria in Etiopia. Con la caduta del fascismo, il mosaico fu mutilato del fascio e del nome del Duce. I mattoni spuntano tutt’ora dall’intonaco staccato dopo la fine del regime.

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