Ioppi: «Punto nascita poco sostenibile» 

Il presidente dell’Ordine dei medici preoccupato per la sicurezza: «Di deroga in deroga, è una situazione al limite»



TRENTO. «Dobbiamo rispettare la decisione della giunta e offrire tutta l’esperienza dell’Ordine affinché questa sperimentazione vada a buon fine e che sia sicura, ma non possiamo non dire che ci sono grossi problemi di sostenibilità». Il presidente dell’Ordine dei medici alla notizia della riapertura del Punto nascita di Cavalese cerca di reagire in maniera costruttiva, ma non nasconde i problemi che potranno nascere. Problemi derivanti essenzialmente dal numero di medici a disposizione e dallo scarso numero di parti: «Lo stesso direttore generale dell’Azienda sanitaria Bordon ha prospettato problemi di non facile soluzione. La giunta ha adottato la decisione politica, ma ora ha passato il compito di risolvere il rebus all’Azienda sanitaria che, a sua volta, lo passerà ai professionisti che saranno chiamati a lavorare a Cavalese. Qui siamo in una situazione ai limiti, alla deroga della deroga di determinati requisiti che prima erano stati considerati irrinunciabili, mentre ora vengono tralasciati. In questa condizione il singolo professionista sarà caricato di una responsabilità enorme. Dovrà selezionare con estrema attenzione tutte quelle gravidanze che potenzialmente possono avere delle complicazioni e nonostante questo non potranno prevedere tutto. Ma in ostetricia l’imprevisto spesso ha conseguenze drammatiche».

Il dottor Ioppi non è molto ottimista e vede un futuro fatto di equilibrismi tra le regole imprescindibili della sicurezza e l’esigenza di tenere aperto un punto nascite con appena 230 parti all’anno: «Speriamo che non si vada avanti con i compromessi perché in questo modo aumenterebbe l’insicurezza. Ma a questo punto dobbiamo fare un ragionamento più ampio. Il Servizio sanitario nazionale ha 40 anni. In questi anni stiamo andando nella direzione di un suo depotenziamento a causa della scarsità delle risorse economiche, ma anche umane, visto che ci sono sempre meno medici. Finora il Servizio sanitario ha sempre cercato di dare risposte a tutti considerando il diritto alle cure come un diritto universale. Ma adesso le risorse sono in contrazione e io mi chiedo se abbia senso riaprire una servizio come il Punto nascite di Cavalese che rischia di essere poso sicuro e alla lunga non sostenibile, un servizio che assicura 230 nascite all’anno, quando tutti i dati dicono che questo numero è troppo basso. Un servizio del genere è sostenibile».

Il dottor Ioppi osserva che sarebbe forse più saggio destinare le grandi risorse necessarie per tenere aperto un servizio poco sostenibile a servizi che hanno poche risorse e sono difficilmente sostituibili: «Quando si tiene aperto un servizio come il Punto nascita si deve considerare se qualcuno ci perde. La giunta provinciale ha fatto la sua scelta politica e questa non si discute, ma noi osserviamo che ci sono forti problemi di sostenibilità. Il numero stesso di parti così basso richiederà ai medici chiamati a operare a Cavalese un’attenzione enorme, senza considerare che con un numero come questo sarà difficile maturare tutta l’esperienza necessaria per affrontare tutte le emergenze che possono presentarsi. L’esperienza per un medico è fondamentale per la sicurezza e su questo non si possono fare compromessi. Spero che l’Azienda sanitaria riesca a trovare la soluzione giusta per raggiungere un giusto equilibrio, ma comunque i singoli professionisti avranno un forte carico di responsabilità».(u.c.)













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