spreco alimentare

Indovina cosa mangi (e risparmi): il boom in Trentino dei pacchi scontati di cibi in scadenza

In due anni la "app" "Too Good To Go" ha superato i 100 esercizi aderenti e consegnato circa 40mila "pacchi al buio"


Luca Marsilli


TRENTO. In Trentino soffre ancora la scarsa conoscenza e, forse soprattutto, la sensazione diffusa che si tratti di una proposta “per poveri”, con conseguente imbarazzo che non incentiva a servirsene. Ma ciononostante in due anni il servizio “Too Good To Go” (si potrebbe tradurre con “troppo buono per essere buttato”) ha già superato i 100 esercizi commerciali aderenti e assegnato circa 40 mila «magic box». Altrettanti pasti che sarebbero finiti nella pattumiera. In termnini ambientali, un risparmio di anidride carbonica (per la produzione di quegli alimenti) di circa 2,5 chilogrammi a box. Cento tonnellate in meno.

In realtà alla base dell’idea di Too Good To Go, attivo ormai in tutto il mondo, c’è proprio la finalità di evitare lo spreco alimentare. Inserendo all’ultimo secondo nel giro del consumo, alimenti che ormai sarebbero quasi certamente destinati a finire nell’immondizie. Nel linguaggio del marketing contemporaneo: la più classica delle proposte “win to win”: tutti coloro che partecipano nei vari ruoli all’iniziativa, ci guadagnano.

L’utente si porta a casa cibo ancora ottimo a un terzo del suo prezzo: le magic box costano tra i 4 e i 5 euro e garantiscono di contenere beni per almeno il triplo del valore. Tutto certificato da uno scontrino che riporta i prezzi iniziali di vendita e lo sconto applicato.

Il venditore si garantisce un ricavo, sia pure modesto, da merci che ormai per lui sarebbero solo un costo: quello di smaltimento, che si somma alla perdita di quanto pagato per acquistare il bene.

L’ambiente ha il vantaggio di un risparmio di beni a 360 gradi. Energia, fertilizzanti, anticrittogamici, acqua, territorio. Tutto quello che andrebbe sprecato con il passaggio da alimento a rifiuto del cibo ormai in scadenza o comunque vicino a non essere più commerciabile.

Infine il sistema di gestione: si paga con una quota di iscrizione richiesta alle aziende che se ne servono (39 euro l’anno) più una commissione molto modesta per ogni magic box trattata.

Dal punto di vista dell’utente l’adesione può essere motivata anche dalla voglia di risparmiare qualcosa (che non è certo una vergogna) visto che con 4 o 5 euro si porta a casa comunque un pasto, spesso anche abbondante, ma non è certamente questa la molla principale. Non è possibile orientare la composizione della magic box, se non indicando eventuali allergie o preclusioni totali verso determinati alimenti. Non diventa quindi un modo a buon mercato di fare la spesa. Per quello ci sono gli sconti, che pure vengono spesso praticati nelle ultime ore della gionata e con l’avvicinarsi alla scadenza dei cibi all’interno dei punti vendita.

La magic box ha la caratteristica essenziale di essere costuita sulla base del cibo comunque rimasto invenduto. E ci si può trovare di tutto. Serve un po’ di apertura mentale e gusto per la sopresa (“vediamo cosa mangio stasera”) e il saper apprezzare il piacere di contribuire, sia pure con un piccolo gesto, a ridurre lo spreco alimentare. Con tutte le implicazioni morali e ecologiche connesse. Per avere un ordine di grandezza, nel mondo viene buttato via un terzo degli alimenti prodotti. L’equivalente della produzione di una superficie agricola grande quanto l’intera Cina. Una goccia non spegne un incendio, ma l’idea di metterci la propria, di goccia, non è affatto distrezzabile. E nelle magic box finiscono soprattutto cibi preparati, non scatolame e confezioni di beni non deperibili ma vicini alla scadenza che vengono donati alle diverse forme di aiuto alimentare: non si sottrae nulla a chi ha bisogno.

Ultima nota: il ventaglio di proposte è veramente molto amplio, almeno per chi abita nel fondovalle più urbanizzato. Perché adesiscono molti supermercati (che nei box mettono suprattutto prodotti dei banconi di gastronomia) ma anche panifici, pasticcerie, pescherie, macellerie. Addirittura mense, ristorandi, bar.

La «sorpresa» è doppia: aprendo la app, vedere chi offre qualcosa in quel preciso giorno e momento. Poi aprendo il pacco (in realtà, una comunissima busta di plastica: ci sono anche esercizi che consigliano di portare un proprio contenitore riciclabile per evitare anche l’impatto ambientale della busta usa e getta) e scoprendo cosa si è portato a casa e si metterà in tavola.

 













Scuola & Ricerca

In primo piano