Il rivano Lucillo Merci salvò 300 ebrei

Nato nel 1899 a Riva, nel 1919 andò in Alto Adige: in Grecia le vicende che gli sono valse il nome di «Schindler bolzanino»



RIVA. In occasione della giornata della Memoria giornali e televisione hanno ricordato la figura di Lucillo Merci, Schindler bolzanino, che fra l'ottobre 1942 ed il settembre '43 riuscì a salvare dalla deportazione verso i campi di sterminio nazisti trecento ebrei greci di Salonicco, fornendo loro - con l'appoggio del console Guelfo Zamboni- documenti che ne attestavano la cittadinanza italiana. Anche dopo l'8 settembre, quando ormai gli italiani erano diventati nemici ufficiali dei tedeschi, Lucillo Merci continuò ad aiutare marinai e soldati italiani, fino al 24 dicembre, giorno in cui anche la rappresentanza diplomatica italiana a Salonicco venne chiusa definitivamente. Tornato a Bolzano riprese la sua carriera di ispettore delle scuole italiane, fino al pensionamento nel 1964.

Lucillo Merci è però nato a Riva, il 28 agosto 1899, da Giuseppe e da Maria Garbari. In municipio non esiste alcun riscontro anagrafico, ma sul registro dei nati custodito nella parrocchia di Santa Maria Assunta (fino al 1923 non esisteva l'anagrafe in Comune) la nascita è registrata: Lucillo Angelo Albino Merci è nato il 28 agosto 1899, figlio di Merci Giuseppe da Vigo Meano e di Maria Garbari. Una annotazione aggiunta al registro delle nascite e confermata da Lucilla, la prima delle sei figlie di Lucillo, oggi ottantottenne e residente a Bolzano, chiarisce il (piccolo) mistero della nascita a Riva, dove non ci sono Merci, né Garbari o Tomasi o Gozzer che sono gli altri cognomi presenti nell'ascendenza.

Il padre di Lucillo, Giuseppe, era capostazione a Riva della Mar, la ferrovia Mori-Arco-Riva inaugurata del 1891. La figlia afferma che Lucillo Merci frequentò a Riva le scuole, sia le elementari che la Realschule, un indirizzo di tipo professionale, prima di trasferirsi con la famiglia a Mori. Da qui poi la famiglia si è mossa, andando a Rovereto, dove sono morti (e tuttora sepolti nel cimitero della Città della Quercia) i genitori di Lucillo.

La svolta nella vita di Lucillo Merci avviene nell’agosto del 1942, quando viene distaccato al consolato di Salonicco grazie alla sua conoscenza del tedesco. Quando Merci arriva a Salonicco, è in corso il grande rastrellamento degli ebrei greci. La soluzione finale è entrata nella fase operativa. Merci fa quello che ritiene giusto: cerca di salvarne il più possibile. Insieme al console Guelfo Zamboni. «Fornivano agli ebrei documenti falsi che attestavano la cittadinanza italiana. Garantiva il salvacondotto. Mio padre girava per i campi di concentramento coi documenti falsi, e tirava fuori la gente appena in tempo», aveva raccontato la figlia Lucilla in un’intervista alcuni anni fa. Di quelle vicende Merce tenne un diario, consegnato nel 1983 allo Yad Vashem, il museo dell'Olocausto di Gerusalemme.

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