Il Pd dice sì a Rossi, ma teme lo strappo Upt 

Il segretario Muzio al coordinamento: «La priorità è l’unità della coalizione». Giovedì nuovo vertice del centrosinistra


di Chiara Bert


TRENTO. Ugo Rossi candidato presidente a ottobre. Alla fine, dopo mesi di tira e molla, di richieste di discontinuità, di profili da vagliare e di nomi rimasti (più o meno) nel cassetto, il Pd ieri sera si è espresso a favore della riconferma del governatore in carica.

Un esito che era nell’aria ormai da settimane. La parola finale spetta ora all’assemblea del partito, che dovrebbe tenersi - nonostante più d’uno abbia chiesto di anticiparla - il 27 giugno, perché a convocarla dev’essere la presidente Donata Borgonovo Re che è in ferie. E come lei il capogruppo Alessio Manica. Ieri sera però il coordinamento, riunito dal segretario Giuliano Muzio, si è espresso quasi all’unanimità per il Rossi-bis e questa sarà la proposta che andrà in assemblea la prossima settimana. «Per noi la priorità è l’unità della coalizione - scandisce al termine della riunione Muzio - nel momento in cui tanti pensano a se stessi, noi pensiamo al progetto collettivo». Un messaggio che sembra rivolto in primis all’Upt. Perché se il Patt da mesi è fermo sulla sua posizione «o Rossi o Rossi», arrivando a minacciare di fare corsa a sè rompendo il centrosinistra autonomista, ora sono le decisioni dell’Upt a preoccupare i Dem.

Il timore è che l’Upt - dopo il ko subito il 4 marzo alle politiche e alle prese con un forte problema di consenso sul territorio - decida di strappare e andare con i civici di Valduga, che solo pochi giorni fa ha fatto sapere di non essere disponibile a presentarsi alleato del centrosinistra autonomista. Non a caso è stata l’Upt a chiedere alla coalizione di cambiare pelle e nome, prefigurando - pur di sancire il matrimonio con i civici - che il Pd rinunciasse al proprio simbolo. Opzione che Muzio ha rispedito al mittente: «Irricevibile, a questo punto ci farebbe solo perdere voti».

Ma preservare l’unità del centrosinistra autonomista è il tasto su cui i Dem hanno insistito anche nella riunione di ieri sera, presenti gli assessori Zeni e Ferrari e i consiglieri Dorigatti e Maestri. Il segretario ha ripercorso le ultime settimane per concludere che non sono emersi nomi alternativi a Rossi in grado di unire tutti gli alleati (ieri si è appreso che tra quelli sondati c’è anche l’ex direttore dell’Adige Paolo Ghezzi). «Una disponibilità il Pd l’avrebbe avuta, quella della presidente di Trentino Trasporti Monica Baggia - ha detto Muzio - ma non ha trovato il consenso necessario». E quindi ecco arrivato il sì a Rossi. Un sì quasi fuori tempo massimo, per una coalizione che resta ancora in fibrillazione. Giovedì nuovo vertice, e lì si capirà se il centrosinistra autonomista ha ancora tutti i suoi pezzi.













Scuola & Ricerca

In primo piano