diventato palazzo sichardt

Il giallo di palazzo Scopoli-Jacob “sparito”

ROVERETO. La nuova pinacoteca comunale sarà ospitata nell’edificio che a Rovereto è conosciuto come palazzo Sichardt. Ma dove sta scritto che questa è la sua vera denominazione? Non ci sono documenti...



ROVERETO. La nuova pinacoteca comunale sarà ospitata nell’edificio che a Rovereto è conosciuto come palazzo Sichardt. Ma dove sta scritto che questa è la sua vera denominazione? Non ci sono documenti che lo comprovano mentre dagli archivi si ritrova la denominazione palazzo Scopoli-Jacob. A sollevare il caso del “giallo storico” è Luigi (Gino) Jacob, personaggio conosciutissimo in città e discendente della famiglia Scopoli-Jacob. Jacob ricorda che da studente, nell’immediato dopoguerra, nella visita al museo civico «vedevo entrando, mi sembra a sinistra, un affresco con lo stemma della famiglia Scopoli. Il fatto che mia nonna portasse lo stesso cognome un po’ mi lusingava. Nel 1981 le Arti Grafiche Longo uscirono con il libro “Portali della Vallagarina” a cura di Mario Kinigher e Giuliano Baroni: in copertina e all’interno, a pagina 112, c’è la splendida foto della scala e del portone con la didascalia “Via Calcinari 18, palazzo Scopoli-Jacob ora proprietà del Comune”. Per questo motivo, leggendo ripetutamente articoli sui lavori di restauro dell’ex museo civico una diversa indicazione (palazzo Sichardt) e non avendo avuto lumi dopo aver telefonato in Comune, si sono recato alla biblioteca civica (di cui non finirò mai di tessere le lodi) e nell’archivio storico dove - specifica Gino Jacob - ritroviamo le stesse indicazioni (volume “Rovereto città barocca, città dei lumi” con palazzo Scopoli -Jacob». Di palazzo Sichardt nemmeno una riga di citazione. Jacob, dopo aver scoperto un Giovanni Antonio Scopoli medico insigne e grandissimo naturalista cui sono dedicate vie e istituzioni in diverse città, non si capacità perché quel palazzotto (ex museo civico) a ricordo della contessa Maria De Scopoli che aveva sposato Giorgio Jacob sia diventato ora palazzo Sichardt. «Mi arrendo alla mia ignoranza, ma vorrei capire come sia cambiato il nome di un palazzo del tardo Seicento e ricordato ora con un’altra denominazione. Lo rivedremo ancora come nella foto sul libro di Kinigher e Baroni con il suo stemma di famiglia?»(g.r.)













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