IL DISASTRO FERROVIARIOIl dolore dell'Alto Adige per le 9 vittimeIl vescovo: "Quel treno, il nostro vanto"

Chiesa stracolma a Silandro per la messa di suffragio in ricordo delle nove vittime del disastro ferroviario. Le bare non c'erano per motivi di spazio, ma sono state accese nove candele mentre i loro volti sorridenti venivano proiettati sul maxischermo. Intanto la procura indaga: otto avvisi di garanzia. E il consorzio irriguo si difende: "Infiltrazioni già da prima"
LE VITTIME Nomi e volti LE FOTO 1 | 2 | 3 I VIDEO 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 AUDIO TESTIMONIANZE 1 | 2 LA CRONACA Il disastro minuto per minuto MAPPA Il luogo del disastro INTERATTIVO La dinamica dell'incidente | LEGGI La difesa del consorzio | L'inchiesta della procura



SILANDRO. Le salme, nella chiesa parrocchiale del paese non c’erano, per motivi di spazio, ma i nove morti nella tragedia del treno venostano erano comunque presenti, due volte.

Davanti all’altare, su un drappo nero di seta, stavano nove candele bianche, accese, a illuminare un quadro. Dentro, un foglio bianco con scritti tutti i loro nomi, uno in fila all’altro.

In secondo luogo, prima dell’inizio vero e proprio della celebrazione di suffragio, presieduta dal vescovo diocesano Karl Golser, non si è tenuto semplicemente un minuto di silenzio, bensì nove lunghissimi silenzi, con centinaia di fedeli attoniti e ammutoliti, mentre su uno schermo a lato dell’altare maggiore venivano proiettati i primi piani dei morti. Prima il nome con la data di nascita, poi l’immagine, felice, sorridente.
 
Alla chiesa di Silandro c’erano almeno un migliaio di persone. Presenti in prima fila le massime autorità civili e militari delle provincia. L’intera giunta provinciale, buona parte del consiglio provinciale al di là degli schieramenti - dal verde Hans Heiss a Eva Klotz, da Donato Seppi a Andreas Pöder - i sindaci della Venosta, e poi gli alti gradi dei carabinieri, della polizia, della finanza, il questore Dario Rotondi, il procuratore capo Guido Rispoli e, in rappresentanza della provincia di Trento, anche il governatore Lorenzo Dellai.

 Imponente il servizio d’ordine, supportato da decine di vigili urbani, pompieri volontari e guardie forestali. Una decina di troupe televisive nazionali e non, tra i numerosi sguardi attoniti: una piccola comunità di valle, certo non abituata a simili assalti mediatici. Compaesani, amici e parenti delle vittime hanno comimciato ad affluire in chiesa già a metà del pomerigio. Lo stesso assessore alla Sanità Richard Theiner passeggiava nervosamente avanti e indietro già verso le 16. Fra i più scossi, sicuramente l’assessore ai Trasporti Thomas Widmann, entrato in chiesa come l’ombra di se stesso: pallido, dall’incedere difficoltoso, a capo chino.

 La chiesa si è riempita all’inverosimile già mezz’ora prima della cerimonia, tanto da costringere almeno due o trecento fedeli a rimanersene fuori, ad ascoltare la messa grazie a numerosi altoparlanti installati nel cimitero. Ai parenti delle vittime era stata riservata un’ala della chiesa: madri, padri, sorelle, fratelli, nonni, zii. Una disperazione composta, quasi sempre silenziosa, alla sudtirolese. Solo qui e là qualche singhiozzo, soprattutto da parte delle amiche delle due vittime più giovani. Fuori dalla chiesa tantissimi volontari: Brd, Cnsas, croci Bianca e Rossa, pompieri.
 
Il vescovo, visto l’affollamento, ha anticipato di diversi minuti l’inizio della cerimonia, accompagnata dal coro misto del paese, dall’organo e da diversi fiati. Karl Golser ha officiato la cerimonia assieme ad altri quattro sacerdoti, circondato da uno stuolo di chierichetti e chierichette. Prima della lettura del vangelo di Giovanni (la resurrezione di Lazzaro) c’è stata l’elencazione dei nove nomi, con la proiezione delle loro immagini. Il momento più toccante, assieme alle parole del vescovo durante l’omelia.

 «Quella ferrovia - ha detto Golser - era il nostro orgoglio - un gioiello della tecnica, il mezzo ritenuto più sicuro. Mai avremmo pensato che potesse accadere qualcosa di simile». Oltre a esprimere il cordoglio suo e della diocesi, il vescovo, per mezzo della Caritas, ha deciso di aiutare le famiglie delle vittime anche concretamente, mettendo a disposizione 30.000 euro. Lanciata anche una sottoscrizione popolare.













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