«Gli anarchici? Non sono folklore» 

Il capo della polizia Gabrielli. «Certi fenomeni non si risolvono mandando tre o 4 uomini in più: deve esserci un'assunzione di responsabilità  e presa di coscienza generale, anche da parte delle istituzioni universitarie e accademiche che un conto è dissentire, un conto è sovvertire»


Mara Deimichei


trento. «Un conto è dissentire, un conto è sovvertire». Franco Gabrielli, il capo della polizia, così ha chiuso un lungo ragionamento sul movimento anarchico trentino. Lo ha fatto a margine della cerimonia organizzata per lo svelamento della targa che, in via San Pietro, ricorda il sacrificio del maresciallo di prima classe della polizia, Francesco Massarelli, ucciso dai rapinatori della Bnl, il 27 settembre del 1977. Cerimonia partecipata e piena di commozione per una lapide «che non è solo l'esercizio di uno scontato ricordo - ha detto Gabrielli -. È un investimento per noi, per tutti quelli che passeranno di qui e che, in questi tempi in cui la solidarietà e la capacità di intercettare i bisogni della gente sembrano più che mai difficili, faranno propri i valori per i quali il nostro collega è morto. Come ha detto il Santo Padre, solo radici forti fanno crescere gli alberi. Radici come quelle rappresentate dal sacrificio del maresciallo Massarelli».

E un riferimento agli anni Settanta, alla “notte della Repubblica” è stato fatto dal capo della polizia anche rispondendo alle domande sugli anarchici trentini. «Il fatto stesso che sia stata fatta un’operazione - ha spiegato - dimostra l’attenzione delle forze di polizia per questo tema, magari ci sono altri che pensano che questi fenomeni siano folkloristici e su questo vorrei che ci fosse da parte di tutti un’assunzione di responsabilità. Io sono un convinto assertore del fatto che le idee e il libero pensiero siano l’essenza stessa della democrazia ma siccome questo Paese ha già vissuto stagioni nelle quali si è frainteso questo concetto di libertà e dove magari un certo agnosticismo “né con le br né con lo Stato” ha prodotto sconquassi estremamente gravi, ecco vorrei che tutti, tutti si prendesse coscienza che un conto è esprimere liberamente il proprio pensiero anche in forma estrema e un altro conto è predicare e praticare il sovvertimento violento delle istituzioni democratiche. E questo non riguarda solo le forze di polizia, riguarda le istituzioni, le istituzioni universitarie, accademiche le istituzioni libere del Paese. Non è un problema nostro, o meglio, non è solo un problema nostro e certi fenomeni non si risolvono mandando tre o quattro uomini in più, ma soprattutto se c’è una presa di coscienza generale che un conto è dissentire, un conto è sovvertire».

E parlando in generale di sicurezza, il capo della polizia ha sottolineato come la sicurezza ci sia ma ci sia al tempo stesso una questione di percezione di insicurezza che non deve essere in alcun modo sottovalutato. Annunciando al contempo l’arrivo di nuovi agenti nei prossimi mesi.

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