Giustizia prigioniera dell’armadio 

Tribunale. Oltre duemila fascicoli sono bloccati dentro la scaffalatura automatizzata dal 31 marzo a causa di un guasto che è stato  subito segnalato alla Regione. Ma dopo oltre un mese il problema rimane: udienze civili rallentate. La denuncia della consigliera Coppola


mara deimichei


Trento. È un armadio enorme che ospita almeno 2 mila fascicoli e che funziona attraverso un meccanismo elettrico che fa scorrere dal basso verso l’alto i vari scaffali. Un enorme contenitori di cause giudiziarie civili che è bloccato. E non da un paio di giorni ma dal 31 marzo. È rotto (bisogna cambiare alcuni pezzi che si sono deteriorati) e come conseguenza c’è un forte rallentamento delle udienze civili. Che in un tribunale virtuoso anche da punto di vista dell’arretrato come è quello di Trento, è un problema non indifferente. A pagarne le conseguenze sono le persone che in quella cancelleria lavorano, i sette giudici, gli avvocati e anche i cittadini. Un problema pesante e la soluzione deve arrivare dalla Regione che ha la delega per la giustizia. Soluzione che per ora non appare vicina. A sollevare il problema è stata la consigliera provinciale di Futura 2018, Lucia Coppola, con un’interrogazione al presidente del consiglio regionale, Roberto Paccher. «Tale armadio, grande 8-10 metri circa, contiene un grandissimo numero di fascicoli la cui estrazione e consultazione sono essenziali al fine dello svolgimento delle udienze stesse. Questo inconveniente -scrive Coppola - quindi comporta uno slittamento delle udienze allungando così i già tristemente noti lunghi tempi della giustizia. Pare che da giorni siano stati effettuati solleciti agli uffici competenti della Regione, che ad oggi non hanno portato a nessun risultato». Nell’interrogazione Coppola riporta anche di problemi per la cancelleria penale ma si sarebbe trattato, in questo caso, di un evento isolato, con disguidi limitati ad una mattinata. Così non è per la cancelleria che si trova al secondo piano, quella civile. Qui gli armadi-archivi automatizzati sono due e dal 31 marzo uno è fermo. E dall’altro ogni tanto arrivano rumori sinistri, sintomo forse di un bisogno di manutenzione e di verifiche per cercare di evitare un ulteriore stop.

Ma quali sono le conseguenze di questo blocco? Principalmente il rallentamento delle udienze. L’armadio custodisce almeno 2 mila fascicoli di altrettante cause civili ed altri documenti che dovrebbero essere di veloce consultazione. Ma in questo momento sono irraggiungibili. All’inizio gli uffici hanno fatto dei rinvii a breve delle udienze, convinti che il disguido sarebbe stato risolto in breve tempo. Ma i giorni sono passati senza che nulla cambiasse. Il problema è in alcuni pezzi che si sono rotti e che vanno sostituiti, ma che sarebbero reperibili solo in Germania. E intanto? Si attende e si accumulano carte, documenti e fascicoli che quando l’armadio tornerà a funzionare, dovranno tutti essere inseriti al loro posto. E questo con un ulteriore aggravio del lavoro per chi opera nella cancelleria civile. Che al momento lavora in spazi che sono ingombri di carte e fascicoli.

Al momento quindi le udienze vengono rinviate di volta in volta tranne quelle che si basano su fascicolo telematici che possano essere discusse. Ma non sono tante perché nella maggior parte c’è comunque una parte di documenti che sono cartacei. E quindi sono al momento prigionieri di quell’enorme armadio bloccato. E il presidente Fugatti promette verifiche sul caso.

Nel palazzo di largo Pigarelli attendono ora una risposta dalla Regione che ora si deve occupare di tutto quello che ruota attorno al mondo della giustizia trentina. Risposte che al momento latitano creando scontento fra il personale che sta soffrendo il passaggio dallo Stato. Con dei problemi e dei rallentamenti che forse non erano neppure immaginabili prima. C’è chi racconta di come si siano dovuti attendere due mesi per la banale sostituzione di una lampadina (l’unica dell’ufficio).

E i sindacati da tempo denunciano non solo la carenza di personale - cronica non solo per quanto riguarda i magistrati ma anche il personale amministrativo - ma anche per le proposte che vanno nel senso di una variazione dell’orario di lavoro. Una trasformazione che porterebbe (questa la volontà che arriva dalla Regione e che è sul tavolo della trattativa) la settimana lavorativa da cinque a sei giorni.













Scuola & Ricerca

In primo piano