Giovane “trentino” nel rogo del Flamengo 

Bernardo Pisetta, 14 anni, è morto tra le fiamme del centro sportivo a Rio de Janeiro. Gli avi erano emigrati da Fornace



FORNACE. La notizia è rimbalzata presto a Fornace: il cognome di quella giovane vittima, un promettente portiere in una delle società più prestigiose del sudamerica, richiama inequivocabilmente le terre trentine e quelle famiglie che sul finire del 1800 hanno trovato in Brasile l’occasione per ricominciare e creare una nuova comunità che però non ha mai dimenticato il Trentino, nemmeno oggi a distanza di 150 anni da quegli eventi. Tra coloro che cercarono fortuna altrove c’era anche Antonio Giovanni Pisetta, trisavolo di quel Bernardo Pisetta che a 14 anni ha trovato la morte a Rio de Janeiro, nel centro sportivo del Flamengo dove stava muovendo i primi passi di una carriera sportiva che si preannunciava di primo piano.

Il suo trisnonno, Antonio Giovanni Pisetta, era emigrato 22enne, nel 1876, una delle prime emigrazioni di trentini verso il Brasile, molti da Fornace, in cerca di lavoro e fortuna. Il trisnonno era partito in piroscafo alla volta di Rodeio, oggi centro dello Stato di Santa Catarina, ma all’epoca non ancora esistente, realizzato dal lavoro degli emigranti trentini. Non a caso proprio con Rodejo il Comune di Fornace ha siglato nel 2017 un patto di amicizia, preceduto da varie visite di cittadini italiani e brasiliani di origini trentine nelle due comunità.

Ad Indaial, cittadina che dista alcune decine di chilometri da Rodeio, risiedeva Bernardo Pisetta per diventare calciatore nelle giovanili del Flamengo. Era un ragazzo pieno di speranze, e a soli 14 anni giocava nelle giovanili con il ruolo di portiere. Nella metropoli brasiliana è rimasto vittima del terribile incendio che ha devastato il cosiddetto Ninho do Urubu (nido dell'avvoltoio), il più moderno centro sportivo di Rio. Il rogo, forse scoppiato per un cortocircuito, ha distrutto l'alloggio dei giocatori delle giovanili che era allestito in un container in attesa di essere trasferiti in un edificio ancora in fase di completamento. Le fiamme hanno devastato la struttura e quando i vigili del fuoco sono arrivati sul posto alle 5.17 del mattino, era già troppo tardi per i giovani, sorpresi dalle fiamme mentre dormivano. Tra questi c’era Bernardo Pisetta, brasiliano a tutti gli effetti, ma di chiare origini trentine, come il cognome lascia capire. Il trisnonno era tra quelle trecento persone che lasciarono Fornace per trasferirsi in Brasile. A Rodejo la comunità trentina è fiorente, e non ha dimenticato la sua lingua d’origine, ancora parlata tra le famiglie. Per questo il legame tra Fornace e Rodejo è stato suggellato da un gemellaggio. Proprio in questi giorni una delegazione comunale si trova in Sudamerica nell’ambito di uno scambio culturale e d’amicizia.

Forte è stata dunque anche in val di Cembra l’emozione provocata da questa tragedia. Bernardo Pisetta era annoverato tra i giovani più brillanti e rpomettenti del panorama calcistico brasiliano. La stampa sportiva lo aveva già accostato a quel Danilo Padilha, portiere della Chapecoense morto poche ore dopo l'incidente aereo del 28 novembre 2016, quando la squadra si stava recando in Colombia per giocare la finale di Coppa Americana contro l'Atletico National. Bernardo ha dovuto condividere con il suo mito calcistico anche una morte prematura. (f.v.)













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