Folla e negozianti inferociti La vittima: «Pene esemplari»

Giancarlo Tomasi ferito al volto: «Credevo di far entrare un ragazzino ma è successo un macello Quando ho rivisto i rapinatori in caserma gli avrei messo le mani addosso. Serve grande severità»


di Luca Marognoli


TRENTO. «Bisogna alzare la voce! Alzare la voce! Io pago le tasse, mi faccio un c... così e poi succedono queste cose a un collega! La terza volta! Intanto chi deve vigilare cosa fa? Le multe...». Un commerciante sbraita facendo voltare verso di lui la folla assiepata davanti alla gioielleria. É l’esasperazione, che scoppia come un tappo per la troppa pressione accumulata.

«Vedrete come andrà a finire di questo passo», impreca un altro commerciante. Anche il fratello dell’aggredito, Mauro, si surriscalda: «Allora continuate a votare sempre gli stessi!», ribatte discutendo con un’altra persona. Una rabbia condivisa da molti cittadini di passaggio: c’è chi invoca pene esemplari, chi se la prende con gli immigrati, chi chiede presidi di polizia permanenti.

Giancarlo Tomasi, vittima dell’aggressione, parla in modo pacato ma non nasconde la sua furia: «Ha suonato un ragazzino che sembrava in gita scolastica», racconta. «Ho aperto la porta, mi ha chiesto se parlavamo inglese, ma prima che si chiudesse si è tirato dietro altre tre persone ed è successo un macello. Uno mi ha picchiato con sberle e pugni in volto, sono caduto, mi hanno dato dei calci mentre ero a terra, mi sono rialzato d’istinto e mi hanno gettato addosso lo spray urticante. Intanto scoppiavano i vetri: uno li prendeva a mazzate e un altro si serviva. Ho guardato il filmato: tutto è durato 41 secondi. Un altro gesto d’istinto è stato di aprire la porta con il telecomando, per facilitare l’uscita e disturbare la loro azione.

Questa mossa vi ha aiutato...

Sì perché Mario Caneppele è intervenuto, ne ha rincorso uno ed è riuscito a bloccarlo, Livio Fabbro ne ha beccato un altro. Potevano farsi del male invece sono intervenuti. La città ha risposto alla grande. Sono accorsi subito vigili urbani, carabinieri, polizia: oggi ha funzionato tutto benissimo. Grandi complimenti e ringraziamenti. Ho anche sentito un applauso mentre mi portavano fuori.

Come sta ora?

Sono tutto segnato in viso ma sto bene. Ho anche tentato di rincorrerli all’inizio, verso vicolo del Vò, finché non ho perso la vista totalmente. Mi sono ritirato in negozio e qualcuno mi ha messo seduto.

Cosa prova nei confronti degli aggressori?

Me li hanno fatti vedere in caserma ma hanno dovuto tenermi, perché gli avrei messo le mani addosso. Ne hanno fermati cinque, ma ce n’è probabilmente un altro.

È l’ennesimo episodio ai vostri danni...

È il terzo in questo mese: il primo il 25 marzo, una settimana dopo un tentativo analogo a questo con martelli e asce e poi quello di oggi. Poi, se andiamo indietro fino al 2006, ho subito una rapina dove sono stato anche imbavagliato e legato.

Quelli di oggi avevano già tentato di rapinarvi?

No, sono anch’essi lituani, della stessa origine, probabilmente della stessa banda, ma non avevano le facce delle altre volte.

Come spiega che siate finiti nel mirino?

I Rolex, purtroppo: croce e delizia.

Perché così tanti episodi in poco tempo?

Perché ci sono le frontiere aperte, c’è fame e abbiamo uno Stato debole. Tutto qua.

Cosa vuole dire, che dobbiamo abituarci a rapine all’ordine del giorno?

Non lo so. Qualcuno dovrebbe prendere in mano la situazione: bisogna essere più severi con questi, che tra poco usciranno. Non hanno nulla da perdere e sanno che in Italia le punizioni sono come il solletico. Ci vogliono condanne esemplari, come in altri Stati.

Sua moglie ne è uscita per fortuna indenne. Come sta?

Anche per lei è la seconda rapina in un mese, la seconda in cui le puntano la pistola addosso. Avevamo appena incominciato a fare qualche notte completa ma ora torneranno gli incubi.













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