Ex vittima di Chernobyl adottato da due trentini 

La prima volta che si sono visti lui aveva 11 anni. Ora ne ha 32, è padre a sua volta e il tribunale ha dato il via libera alla nascita della nuova famiglia «internazionale»


di Mara Deimichei


TRENTO. La prima volta la scelta l’aveva fatta il caso. Lui era un ragazzino di 11 anni, bielorusso, loro una coppia della valle del Chiese. Lui era in orfanotrofio ed era fra i ragazzi che partecipavano al progetto dell’ associazione «Aiutiamoli a vivere». Loro avevano dato la loro disponibilità ad ospitare un bambino bisognoso di qualche giorno di svago respirando l’aria pulita. Erano passati 10 anni dal disastro di Chernobyl ma il progetto di solidarietà internazionale proseguiva. È stato il caso a selezionare e unire il nome del ragazzino e quello della coppia trentina, ma ora è l’amore che li ha legati per sempre. Sì perché la coppia ha chiesto (e ottenuto) di adottare quel bambino che nel frattempo è diventato un uomo di 32 anni. Una storia all’insegna dell’amore quella che è stata seguita dall’avvocato Andrea Antolini e che è stata per così dire «vidimata» dal presidente del tribunale di Trento. Che ha detto «sì» all’adozione internazionale di un ultra 18enne. Un caso raro che è la testimonianza di un amore che si consolidato nonostante le differenze e la distanza. Per anni il ragazzino ha passato un mese ogni estate nella valle del Chiese e poi, anche dopo la maggiore età, gli scambi sono proseguiti con la coppia trentina che è andata più volte in Bielorussia per trovarlo. E per seguire, con discrezione ma con affetto, la sua crescita. Marito e moglie (che non hanno figli) hanno visto l’undicenne crescere, diventare un uomo, trovare un lavoro, sposarsi, mettere al mondo dei figli. Lui fa l’autotrasportatore internazionale e sfrutta per così dire il suo lavoro anche per fare qualche visita estemporanea in Trentino. Per riabbracciare quelli che lui considera mamma e papà. La sua mamma biologica l’ha persa quando era ancora piccolo, il padre non lo ha mai conosciuto, ma ha ritrovato quell’affetto genitoriale nella coppia scelta per lui dal destino. Sentimenti forti che hanno portato i trentini a chiedere di poter adottare quello che oramai è un uomo. Ne hanno parlato con lui, desideravano l’adozione, ma al tempo stesso volevano che anche il futuro figlio desiderasse fare questo passo insieme a loro. E lui ha detto sì. Quelli che lui nel suo cuore considerava già mamma e papà, lo potevano diventare anche per la legge. Il caso, come detto, è stato messo nelle mani dell’avvocato Antolini che ha preparato i documenti necessari. Che non sono pochi. Con il pacchetto completo si è quindi presentato in tribunale per fare domanda formale. Ci sono state le verifiche, la situazione è stata attentamente vagliata e alla fine è stato deciso che sì, il 32enne bielorusso poteva essere adottato e loro tre diventare una famiglia non solo grazie al sentimento che già li legava, ma anche davanti alla legge. E la coppia potrà dare anche il loro cognome a quel ragazzino diventato uomo, conosciuto per caso, conosciuto perché hanno aperto la porta della loro casa e del loro cuore più di vent’anni fa.













Scuola & Ricerca

In primo piano