Due serate da tutto esaurito per la Jazzprint di Pisanu

Al Cuminetti l’ultimo, ironico, lavoro del Viaggio Sinfonico Tappeto sonoro infarcito di monologhi spiazzanti, danza ed effetti 3D


di Katja Casagranda


TRENTO. “Giro in moto su un motore immoto” già dal titolo incuriosisce a affascina e non ha deluso le aspettative del numeroso pubblico accorso a Teatro Cuminetti per l’ultimo lavoro del Viaggio Sinfonico di Francesco Pisanu e la sua Jazzprint. Due serate da tutto esaurito, che ha entusiasmato e strappato applausi a scena aperta a ripetizione. Ironico, spiazzante e con fitte citazioni dotte, ricercato e curioso, Pisanu ha saputo intessere, al suo solito, un tessuto sonoro condito da monologhi spiazzanti e infarcito da danza ed effetti grafici di grande fascino con l’uso del 3D per aprire un ulteriore dimensione in cui viaggiare, il tutto abbracciato dal canto del coro minipolifonici a fare da eco e cassa di risonanza. Molti gli spunti su cui riflettere offerti che ancora una volta ricordano come già la filosofia greca in fondo avesse detto tutto e Platone è da considerarsi il padre di ogni ragionamento della cultura occidentale, così come Aristotele a gli approcci alla fisica che non fanno che confermare le sue intuizioni. Così “il motore immoto” non è forse già il primo affascinante viaggio nella fantascienza ma allo stesso tempo anche l’essenza cruda del senso dell’esistenza? Quand’essa ci vede muovere e cercare in un viaggio tortuoso un domani per poi, sempre se non il più delle volte, trovarci che si è tornati al punto di partenza, solo che ora lo si comprende e vede, citando un passo dello spettacolo stesso. Grande musica jazz con larghi spazi all’estro dei musicisti e all’improvvisazione nel virtuosismo fanno da cerniera e legante a quadri che si aprono e chiudono in un viaggio in otto tappe. Uno psicotour annuncia la voce narrante, un elogio alla follia spiega poi alla fine se il folle è colui che è dotato di fantasia e quindi può immaginare e capire. Si parte da Astrid, la fisica, in quel vivere che vede la morte e forse l’incompiuto che spesso accompagna i momenti della nostra vita. Dolore, amarezza e sopravvivere sono spesso le regole della fisicità e l’occasione è quella di introdurre la canzone che fu di Mina “L’importante è finire” per la sua caratteristica, spiega sempre lo spettacolo, della presenza del moog ad ogni inizio di strofa. Un po’ paranoico e cervellotico come lo possono essere gli artisti virtuosi si passa a L’etica con Nel videogame, altro quadro in cui immagini grafiche da sfondo diventano spettacolo e la follia di Matrix si impossessa delle nostre vite, magari solo per il barlume di un pensiero sull’uso quotidiano di internet e della tecnologia che ci cattura e manipola. E’ invece La cucina che narra La poetica, altro quadro in cui la Psiche cantante Claudia Bidoli mostra non solo il talento di una splendida voce ma anche l’interpretazione attorale. A tema l’invecchiamento, l’amore che dura un momento e la solitudine che resta per il resto della vita con il vino che la annebbia solo nell’illusione di un bicchiere. Si passa a La Logica con Mortano in missione antiterra, in quel mondo alla rovescia con lo sfondo visual che regala suggestioni metropolitane. Sono le note di “Lili Marlene” che rimbalzano dalle voci dei minipolifonici alla grafica visual che porta sul palco una dea danzante Roberta Re in un 3D avvolta da palloncini, alla musica sul palco e la voce narrante di un intenso Marco Morellini. Da La Biologia a La Politica, passando per la psicologia fino alla Metafisica per concludere con la canzone “You stay in the botton of my Heart”













Scuola & Ricerca

In primo piano