consiglio, no della maggioranza nel voto segreto

Deloitte, la commissione d’indagine non passa

TRENTO. Nel voto segreto (11 favorevoli, 18 contrari, 2 astenuti) il consiglio provinciale ieri ha detto no a una commissione d’indagine sulle consulenze d’oro alla Deloitte, 10,2 milioni transitati...



TRENTO. Nel voto segreto (11 favorevoli, 18 contrari, 2 astenuti) il consiglio provinciale ieri ha detto no a una commissione d’indagine sulle consulenze d’oro alla Deloitte, 10,2 milioni transitati dalla Provincia (e dalla sua partecipata Informatica Trentina) alla società tra il 2009 e il 2014.

A chiedere la commissione d’indagine era una mozione firmata da Filippo Degasperi (M5S) e Maurizio Fugatti (Lega) e condivisa dalle minoranze. Per Degasperi occorre «rimuovere le zone d'ombra e far luce su alcuni aspetti soprattutto relativi ai rapporti con Informatica Trentina e alle cifre fornite dal presidente Rossi». Il consigliere ha ricordato che i rapporti della Provincia con Deloitte risalgono al 2003 e vanno chiariti gli esiti delle consulenze, ad esempio quella sulla riforma istituzionale «dei cui risultati i cittadini non sanno nulla mentre dovrebbero essere resi pubblici». Lo stesso vale per la consulenza per la privatizzazione di Informatica Trentina e in merito al Centro servizi condiviso della Provincia. Vi sono poi consulenze chieste da Rossi alla Deloitte nonostante il presidente abbia negato di aver portato avanti rapporti con la società. Per Degasperi il passaggio più critico riguarda «la necessità, ripetutamente asserita da Rossi, di chiudere i contratti in essere con la Deloitte quando invece, nel novembre 2014, risulta che la direzione generale della Provincia avesse chiesto di proseguire fino al giugno 2015 le consulenze con Deloitte, incaricando la società di altre 1875 giornate lavorative. Informatica Trentina aveva opposto un diniego alla richiesta». Degasperi ha preso infine di mira il consorzio D-Unit, costituito tra università di Trento, Informatica Trentina e Deloitte e finanziato inizialmente con 800.000 euro per realizzare un software destinato a sviluppare i sistemi informativi che poi non ha mai visto la luce.

A nome della giunta, il vicepresidente Alessandro Olivi ha dato parere negativo sullo strumento: «La commissione d'indagine presuppone la necessità di chiarire ciò che non è possibile rendere trasparente in altro modo, mentre vi sono altri mezzi a disposizione dei consiglieri».

Posizione che non ha convinto le minoranze. «Questa montagna di soldi pubblici cos’ha lasciato in Trentino? La commissione serve a valutare responsabilità politiche e amministrativi e risultati delle consulenze», ha incalzato Rodolfo Borga (Civica). Per Walter Viola (Pt) «se non c’è nulla da nascondere, la commissione d’indagine è un atto di responsabilità». «Nulla da nascondere, lo dimostrano le nostre sette interrogazioni sull’argomento», ha risposto il capogruppo Pd Alessio Manica, «ma oggi va lasciata lavorare la magistratura, al termine tireremo le somme». In dissenso dalla maggioranza si sono espressi i due consiglieri del Patt Walter Kaswalder e Manuela Bottamedi (vedi articolo a pagina 16).













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