Dellai: «Renzi? La nostra fiducia non è scontata»

L’ex governatore: «Popolari esclusi, ha dato spazio a Casini e al centrodestra» Soddisfatto invece Tonini: «Squadra solida e fresca, bisogna dargli credito»


di Chiara Bert


TRENTO. «Il governo Renzi? Al Senato ha i voti per partire li ha comunque, Berlusconi ha già detto che se serve una mano la darà. Del resto la manina di Berlusconi su questo governo è molto evidente anche se non voterà a favore, basta vedere certi ministri e basterà stare attenti ad alcune scelte». Bastano queste parole per capire il giudizio di Lorenzo Dellai sul neonato governo di Matteo Renzi. Un governo in cui i Popolari, il partito dell’ex governatore nato dalla scissione di Scelta Civica, non ha neanche un ministro. Un’esclusione che brucia e prelude a una fiducia non scontata in parlamento. «Il presidente del consiglio ha scelto una composizione che esclude totalmente il nostro movimento politico, avrà avuto le sue ragioni per farlo e dare invece spazio a Casini (che - va ricordato - fa parte del gruppo Popolari-Udc, ndr) e a tutti quelli che si dichiarano di centrodestra. Ragioni che francamente mi sfuggono», è il commento tagliente di Dellai. «Era stata annunciata una grande rivoluzione, la prima impressione è di grande perplessità - continua il capogruppo dei Popolari alla Camera - i nomi che compongono il governo non sono tali da giustificare la crisi, il licenziamento di Letta e l’allontanamento di ministri che avevano ben operato». «Se dovessimo giudicare dalla squadra, viene da chiedersi dove stia il senso di una crisi di governo dopo 8 mesi, con tutti i problemi di ordine europeo e internazionale che l’Italia ha di fronte». Nonostante la dura analisi, per Dellai «l’Italia ha bisogno di un governo e da questo punto di vista l’auspicio è che questo esecutivo possa partire. Il nostro sarà un atteggiamento responsabile, non giocheremo a mettere i bastoni tra le ruote. Avremo però qualche libertà in più di dire le cose che ci piacciono e che non ci piacciono». E in attesa della decisione che sarà presa dai gruppi parlamentari chiarisce: «Si può anche esprimere un voto di non fiducia in modo responsabile». «In ogni caso sappiamo bene che l’azzardo di Renzi non riguarda solo lui ma il Paese. Se questo governo dovesse fallire, a pagare duramente sarebbero gli italiani».

Diametralmente opposto a quello di Dellai, è il giudizio sul governo Renzi del senatore Pd Giorgio Tonini, che già aveva giudicato utile la svolta impressa dal nuovo premier ai danni di Letta. E oggi ribadisce: «Sono ottimista nelle condizioni date, ovvero con un parlamento che è quello di prima, e dove questa oggi è l’unica maggioranza possibile. C’era bisogno di mettere in campo una formazione nuova, più fresca, e oggi c’è». Per Tonini dal nuovo governo viene «un segnale forte al Paese, una squadra essenziale, con l’età media più bassa della storia della Repubblica e il premier più giovane d’Europa, nell’Italia patria della gerontocrazia, e con i ministri per metà donne, sul modello scandinavo». Un governo a cui, secondo il senatore, «bisogna dare credito». Anche ai ministri meno esperti: «Un giovane esperto non esiste per definizione, l’importante è che abbiamo dimostrato di saper fare bene. Faccio un esempio che conosco, il nuovo ministro degli Esteri Federica Mogherini. Ha 25 anni meno di Emma Bonino che è stimata e amatissima. Ma da 15 anni si occupa di politica estera. Così come Orlando si è occupato di giustizia nella segreteria Bersani». «Ora - prosegue - il governo ha davanti due sfide, quella delle riforme, elettorale e costituzionali, e la partita economico sociale, dove si dovranno mettere in campo misure per ridurre le tasse sulle imprese e il lavoro che è la vera anomalia italiana». Quanto ai rumors che lo danno in corsa per un possibile ruolo di sottosegretario, Tonini non si sbilancia: «Sono a disposizione, ma non ho avanzato candidature. Non nascondo che un’esperienza di governo non l’ho mai fatta e mi piacerebbe anche per il Trentino. Ma in parlamento c’è tanto da fare». Positivo il giudizio sul governo anche di Elisa Filippi, candidata alla segreteria del Pd trentino: «La squadra di governo e le priorità politiche individuate dal presidente Renzi nel suo discorso parlano anche al Trentino: la scelta di affidare il ministero per il lavoro a Giuliano Poletti vede il riconoscimento del valore del modello di sviluppo rappresentato dalla cooperazione, che come afferma il premier, deve passare da “terzo” a “primo” settore. Una scelta strategica importante che vede il Trentino, la sua esperienza e la sua storia, in forte sintonia».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano