De Laurentis ricomincia da Tre 

In campo l’ex presidente degli Artigiani: «Ora basta con tutto questo buonismo» 



TRENTO. Cinque anni dopo, ci riprova. Roberto De Laurentis riparte, rivendicando 12 anni da consigliere comunale in Alleanza nazionale, se la prende abbastanza con i sindacati e si presenta con un progetto che assicura di voler puntare a Tre cose fondamentali, non di più, ma che presenta in quasi un’ora di discorso.

Un’enunciazione che assomiglia tantissimo ad una candidatura a presidente della Provincia e che si colloca in quella affollata area tra il centro e la Lega. Anzi, qui forse siamo pure a destra del Carroccio. Il movimento si chiama Tre (Territorialità, responsabilità, economia) e ha nel proprio logo pure una farfalla che assomiglia tanto a quella inventata da Mario Malossini a suo tempo: «Sono tutti in attesa di fare il primo passo, due schieramenti e tante liste civiche. Non succede nulla ed io allora mi sento di fare io il primo passo in tutta questa confusione. Noi un tempo eravamo un gruppo che si chiamava Onda, aveva il compito di spazzare via tutto il ciarpame politico. Noi ora vogliamo portare avanti un’idea di Trentino. Si deve smetterla con il buonismo. Un anno fa in Provincia non c’erano più soldi per nulla ed ora ridosso delle elezioni si finanzia tutto e si fa partire ogni genere di progetto. Qui ci si è dimostrati incapaci di tenere fede alla proprie idee, la responsabilità di un governante è quella di lavorare per tutto il territorio non solo per quello da dove provieni o dove ricevi più voti» ha detto l’ex presidente degli Artigiani. «Noi abbiamo anche la capacità di schierarci, io vengo dalla destra sociale. Sono da dieci anni presidente della Casa di riposo di Arco e quindi le cose sono abituato a farle. Noi vorremmo un Trentino diverso da quello del familismo. Noi non scriveremo, come Tre, un programma da 2/300 pagine. I programmi dei partiti, se ci fate caso, sono quasi tutti uguali. Dipende da come lo si fa. Noi andiamo da soli, perché in giro ci sono gruppi e liste che cercano solo portatori d’acqua, possibilmente che non abbiano idee, perché quelle danno fastidio. Noi dobbiamo pensare al territorio, al suo senso di appartenenza: l’Alto Adige lo ha e noi no perché abbiamo coltivato tanti piccoli orticelli. Serve una visione completa del territorio». Un esempio? «La sicurezza è un tema anche nazionale, non possiamo chiedere ai vigili urbani di andare a farsi pugnalare in piazza Dante per 1300 euro. Queste cose non si risolvono da sole, magari girandoci dall’altra parte. La nostra classe politica ha perso il senso di appartenenza e l’istruzione qui non ci aiuta a recuperarla. Sono tutti promossi a calci nel sedere. Non solo: la sanità non può garantire le prestazioni con un orario da ufficio, va ripensata, i servizi debbono essere garantiti in una fascia ampia e distribuiti sul territorio. Come possono i servizi sociali chiudere il venerdì a mezzogiorno e riaprire il lunedì successivo? Basta rispondere ai problemi con i sindacalismi di 30 anni fa».(g.t.)













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