Dallapiazza: «Perché è successo? Non lo so» 

Distrutto il gestore, che stava preparando l’apertura. Dispiaciuti i soci Arnica e Maestranzi



TRENTO. Per Moreno Dallapiazza, che aveva già gestito Malga Albi prima della ristrutturazione, sarebbe stato un ritorno all’attività di allevamento ed alpeggio delle mucche e alla ristorazione. Ora quel sogno che si stava realizzando è sfumato, con le fiamme che hanno devastato la malga, ristrutturata proprio in gran parte con il legno del quale le fiamme hanno avuto buon gioco. È stato Moreno Dallapiazza a dare l’allarme ed a seguire le operazioni di spegnimento del rogo da parte dei vigili del fuoco di Aldeno, Cimone, Garniga Terme, Romagnano e dei permanenti. È stato ancora lui a fornire le informazioni per cercare di ricostruire le cause del devastante incendio. Dallapiazza aveva preso possesso della malga e per i necessari lavori di sistemazione, aveva acceso il riscaldamento, anche per evitare che l’acqua gelasse.

Raggiunto al telefono, con la voce che fa trasparire il suo stato d’animo, ha commentato: «Non so dire cosa sia successo, saranno i vigili del fuoco a risalire alle cause». Altro non vuole aggiungere. Si dicono molto dispiaciuti anche i gestori precedenti, dal 2009 al 2012, dell’associazione Arnica costituita da Loris Cimonetti, Paolo Lott e Andrea Cordero. Cimonetti, presidente dell’Arnica e titolare dell’azienda Ecoidea Naturgresta, ricorda: «Ci siamo trovati molto bene a Malga Albi, anche se non abbiamo fatto grandi guadagni. Abbiamo cercato di dare un’impostazione basata su menù bio, con i prodotti della mia azienda della Val di Gresta, organizzando anche delle attività sugli orti biologici. In estate, Moreno Dallapiazza portava le sue mucche all’alpeggio. Non siamo riusciti ad occuparci dell’attività casearia, pur essendoci un locale che era dedicato alla lavorazione del latte. Per noi è stata una bella esperienza ed è un vero peccato che sia bruciato tutto». Dopo l’associazione Arnica, sono subentrati Mariano Giacomuzzi con la moglie Liana. Anche il consigliere delegato per il Monte Bondone Dario Maestranzi commenta l’incendio con dispiacere: «Non è una bella notizia, perché si tratta di una delle realtà dove si faceva agriturismo ed alpeggio, e sul Monte Bondone non ce ne sono più tante. Un peccato, perché viene a mancare uno dei segni identitari della montagna di Trento». (sa.m.)

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