Dalla bici ai gioielli passato e presente della famiglia Obrelli

Gli anni difficili della crisi vissuti da Italo di corsa per riparare orologi ovunque. Ora un palazzo del 500 ospita il negozio


di Giorgio Dal Bosco


TRENTO. Storia esemplare quella degli Obrelli, gioiellieri di Lavis, storia tutta trentina, buona, tipo esportazione. Nasce con estenuanti viaggi settimanali in bicicletta con portapacchi da Lavis ad Ala o addirittura fino a Venezia a raccogliere orologi a pendolo o da polso da riparare riportandoli riparati. Evolve ai giorni nostri in una gioielleria di quattro piani a Lavis in un palazzo del Cinquecento, la più grande del Trentino, e una, ultima nata, a Trento in via San Pietro

Siamo a cavallo degli anni Venti e Trenta, epoca durissima. Il protagonista è Italo Obrelli (1912-1996), nipote del gardoloto Arturo Gianni, orologiaio, morto negli anni ’30, senza figli. Sua sorella Giuseppina Gianni (1888-1974) ha sposato Pio Obrelli (1886-1964), commerciante in tessuti che viene travolto dalla crisi. Arturo trova in Italo, 15 anni, figlio di sua sorella Giuseppina, il prosecutore nella piccola bottega da orologiaio. Ad Italo piacerebbe poter studiare e non dover pensare, lavorando dì e notte, alla pagnotta quotidiana. Di questa sua aspirazione fa un progetto di vita, quasi un obbligo morale, da realizzare a beneficio dei suoi futuri figli. Il ragazzino impara alla svelta il mestiere e di fronte alla crisi non si scoraggia, inforca la bici e, appunto, pedala, pedala, pedala. Lo aiuta la neo sposa Ada Baldessari (1924-2011), maestra di scuola elementare, anche lei grande “pedalatrice” che pure in inverno raggiunge in bici le scuole di Albiano, Cortina all’Adige e Pochi di Salorno. I due valicano il culmine della metaforica montagna della crisi e quando comincia la discesa lei si licenzia per poter lavorare giorno e notte accanto al marito nella nuova bottega, quella attuale, ma all’epoca limitata al piano terra. Il grande sogno di Italo di dare ai figli quello che lui non ha avuto è a portata di mano: la possibilità di studiare e di vivere una vita non così zeppa di sacrifici come la sua. Che continuino pure nella sua azienda, se vogliono, ma soltanto da persone colte.

Nasce Cristiana (1953) cui non dispiace collaborare in negozio soprattutto nel dar sfogo alla sua fantasia creativa per le vetrine. Ma il papà vuole soprattutto che studi e dunque, dopo il Prati, Cristiana si laurea in Lettere e, fatta qualche supplenza come insegnante, lei si dedica totalmente, oltre alla sua di famiglia (marito e figlia Giordana -1995- futura veterinario), al negozio che progressivamente si amplia per tappe ai piani superiori. Il secondogenito di Ada ed Italo è Maurizio (1957), anche lui accontenta papà studiando e laureandosi (Isef a Bologna). Dopo aver soddisfatto le aspettative del padre, pure lui Maurizio, marito di Cristina, padre di Stefania (1987) che lavora nella gioielleria, e di Alessandro (1990) studente, lavora a tempo pieno nell’azienda paterna. Il terzo figlio è Gianfranco, laureato in Economia e commercio e padre di Giorgia (2002), che così esaurisce ed esaudisce in pieno il sogno paterno di avere dei figli prima di tutto con una solida cultura e vissuti non si dice nel lusso ma nemmeno tra i sacrifici sofferti nella sua adolescenza. Dai figli ha preteso soltanto impegno e quando è venuta l’ora ha dato in mano a loro le “chiavi” della gioielleria.

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