«Cyberbullismo, regolare l’uso dei social»

trento. «Esiste anche in Trentino il fenomeno dei "ragazzi ritirati", che in modo simile agli "hikikomori" giapponesi non escono di casa, spesso dipendenti dalle tecnologie». È questo uno degli...


Fabio Peterlongo


trento. «Esiste anche in Trentino il fenomeno dei "ragazzi ritirati", che in modo simile agli "hikikomori" giapponesi non escono di casa, spesso dipendenti dalle tecnologie». È questo uno degli aspetti preoccupanti sollevati dalla dottoressa Giulia Tomasi, psicologa per l'associazione Auto-mutuo aiuto di Trento, in vista dell'incontro "Scuola e famiglie insieme per prevenire i rischi della navigazione", che alla Fondazione Caritro ha affrontato il tema del cyberbullismo e delle dipendenze tecnologiche. Sono stati presentati i risultati dell'indagine condotta insieme a 423 alunni di prima media (Istituto comprensivo Trento 2, 3 e 5) e di 316 studenti di prima superiore (Sophie Scholl e Marie Curie), che ha individuato i principali comportamenti a rischio. «Abbiamo indagato il cyberbullismo, il rischio di adescamento e per i più grandi i fenomeni di "sexting" (chat a contenuto erotico) e "revenge porn" - ha spiegato Tomasi - Oltre alla frequente dipendenza da videogiochi e chat». È emerso come il 60% degli studenti di prima media utilizzi i social-network, il 99% in prima superiore. Il 20% dei maschi di prima media e il 23% delle femmine passano sui social più di un'ora al giorno; il 45% dei maschi e il 70% delle femmine di prima superiore, con un significativo 10% di ragazze che stanno sui social per più di 3 ore. L'indagine mostra come tra i ragazzi il genere di videogame più popolare sia lo "sparatutto" (44% in prima media, 51% alle superiori), mentre tra le ragazze di prima superiore ben il 20% usi questo tipo di intrattenimento. Tomasi suggerisce che sia necessario per i genitori imporre delle regole: «Chiedere a un undicenne di "autogestire" il suo tempo online è impensabile, occorre dare dei limiti di tempo e supervisionare. Ma gli adulti spesso non sono dei modelli di "civiltà" online. Basti pensare che i persecutori di Tiziana Cantone (la giovane donna indotta al suicidio dal cyberbullismo) erano ultratrentenni». Fondamentale è l'apporto dei docenti, ha spiegato la psicologa: «Occorre uscire dal luogo comune che vede i giovani come molto più competenti sulle tecnologie rispetto ai grandi. Molto spesso i ragazzi credono che internet funzioni per magia e lo utilizzano senza consapevolezza incappando in errori. Gli adulti possono accompagnare i giovani, stimolando il senso critico». Sul cyberbullismo, Tomasi individua nelle "chat di classe" lo spazio preferito per prese in giro e comportamenti dolorosi: «Online la persona dà il peggio di sé. Il cyberbullo si disinteressa del dolore della sua vittima e si concentra solo sulla reazione degli altri partecipanti alla chat».













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