Così Trento sta perdendo (in silenzio) i suoi alberi 

Il caso. L’ultimo è un cedro di 70 anni abbattuto il 6 aprile in via Orsi  Prima la stessa sorte era toccata ad altre piante: da via Bolghera  a via Malta, si sacrifica il verde per far spazio a parcheggi e palazzine


Sandra Mattei


Trento. L'ultimo di una serie è stato un cedro Deodara, maestosa conifera con le caratteristiche pigne verticali e gli aghi che spargono un intenso profumo. Abbattuto lo scorso 6 aprile, all'interno del parco dove ora si trova la sede della guardia medica, in via Paolo Orsi.

Ma prima del cedro, che avrà avuto più di 70 anni e, vedendo il tronco a fette sul terreno, sicuramente in salute, ad essere abbattuti sono stati un pino silvestre, cinque pini (di cui due strobi) ed un cipresso dell'Amazzonia, alberi di pregio che costituivano una siepe rigogliosa lungo la recinzione degli ambulatori e dell'asilo che si affacciano su Largo Donatori del sangue.

Non solo, anche sul lato nord, verso Largo Medaglie d'Oro, altrettanti abeti che facevano barriera alla strada e delimitavano l'area di proprietà dell'Azienda sanitaria sono stati tagliati nel corso degli ultimi anni.

Il lento ma inesorabile impoverimento del verde, in questo caso nei terreni di proprietà dell'Azienda sanitaria provinciale, non riguarda solo l'area dell'ospedale. A farne le spese, sempre per fare posto alle auto ed allargare i parcheggi, sono stati degli alberi ad alto fusto che sorgevano nel parco di Villa Igea: tre acacie lungo la rampa che porta al garage, un pino domestico e un cedro Deodara sono stati abbattuti in questi ultimi anni, compresi tre pini sanissimi davanti alla Banca del sangue, in via Malta.

Le foto che pubblichiamo a corredo di questo servizio parlano più di qualsiasi parola: il prima ed il dopo fanno capire come il verde venga sacrificato per fare spazio al cemento, verde pubblico, che rappresenta un polmone di ossigeno e che l'Azienda forse avrebbe il dovere di tutelare.

La denuncia di Italia Nostra

Vistosa trasformazione del paesaggio che ha provocato la dura presa di posizione dell’associazione Italia Nostra, che nella recente ultima assemblea dei soci ha scritto: “Negli ultimi anni, proprio mentre ci si ostinava ad "abbellire " il centro storico con ridicole aiuole posticce, quel verde viene sistematicamente eroso per realizzare parcheggi e palazzine fuori misura e fuori contesto: alberi maestosi e sanissimi vengono abbattuti, i prati vengono asfaltati, le siepi di recinzione sostituite da muri di cemento. Basta fare un giro con la Street View di Google per le strade della Bolghera e confrontare le fotografie prese a pochi anni di distanza per rendersi conto di come il paesaggio urbano si sia rapidamente degradato, sia diventato più brutto e inospitale. La gentilezza ha lasciato il posto all'arroganza, la misura all'eccesso, il verde all'asfalto. Alcune conclusioni dovrebbero essere evidenti. In primo luogo, una città giardino già satura non può sopportare aumenti del carico urbanistico senza snaturarsi. Quindi, i pure auspicabili incrementi di densità vanno realizzati altrove. In secondo luogo, il fabbisogno di parcheggi non può essere soddisfatto sacrificando alberi e superfici verdi. Quindi, serve un piano per i parcheggi pertinenziali.

Infine, le trasformazioni edilizie, per conservare il carattere di quel paesaggio urbano, non possono essere affidate agli indici urbanistici, ma richiedono norme che regolino la forma degli edifici e ne armonizzino i caratteri estetici. Inclusi gli spazi aperti e la vegetazione. La cosiddetta "città pubblica" dovrebbe essere d'esempio, ma quanto è accaduto attorno a Villa Igea, alla Banca del Sangue o all'asilo nido di via Paolo Orsi, va, purtroppo, in tutt'altra direzione”.













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