«Carichi lavoro e turnover, così non va»

Cgil e Cisl contro la Provincia: «Sul personale taglia, ma sarà il cittadino a pagare. Age management? Solo proclami»


di Luca Marognoli


TRENTO. «Altro che age management. Prima la Provincia intervenga sui carichi di lavoro di certi settori, come quello delle Oss, che sono più che sfruttate». Giampaolo Mastrogiuseppe, segretario della Cgil funzione pubblica, attacca come un ariete Piazza Dante dopo il reportage del Trentino che ha dimostrato come i dipendenti oggi siano diventati un “popolo di cinquantenni”, per il 51,73% nella fascia d’età fra i 45 e i 55 anni. «Quando il servizio personale parla di scaricare sui più giovani il carico dei più vecchi mi sembra una follia. Il dipendenti sono in gran parte anziani: su chi scarichi? Il turnover è bloccato e la Provincia ha ridotto gli organici di 200 unità (entro il 2018). Gli anziani sono coloro che hanno maggiore esperienza e produttività... Mi sembra che in Provincia vadano avanti a tentativi. O hanno un'idea chiara e magari ce la dicono o ci andremo a scontrare su soluzioni poco praticabili».

Ridurre le ore di lavoro per chi si avvicina alla pensione non sarebbe forse una misura praticabile? «C'era chi aveva ipotizzato di monetizzare il tempo di lavoro - risponde Mastrogiuseppe - e non mi sembra da scartare. Ma è un'idea che hanno buttato lì, non ha avuto seguito».

Il sindacalista è convinto che si debba ripartire dai fondamentali, riducendo i carichi di lavoro per le mansioni più usuranti. «Nelle case di riposo, per far quadrare i conti e non fare nuove assunzioni, richiedono maggiori servizi allo stesso personale. Ma chiedere agli operatori di fare un bagno in più la mattina a una decina di ospiti, significa chiedere di usare del tempo che spesso già non hanno. Per questo dico che bisogna rivedere i parametri relativi al rapporto fra personale e utenti. Questi ultimi sono quasi tutti non autosufficienti e quelle povere Oss rischiano di spezzarsi la schiena. Anche la sanità non è messa bene: come si può introdurre l’age management tra gli infermieri, dove si era addirittura parlato di ridurre il numero di minuti da dedicare ai pazienti per aumentare la produttività? O tra gli assistenti domiciliari, già oggi costretti a orari spezzati e a spostamenti di chilometri? Dove c'è il contatto diretto con il pubblico non si può fare: è inutile girarci intorno. Sarebbe meglio parlare di una razionalizzazione organizzativa. Mentre negli uffici è più facile pensare a una seria sburocratizzazione e a un uso di sistemi informatici che dialoghino tra loro in maniera efficiente».

Mastrogiuseppe cita la fatidica riforma Fornero: «Quella ci ha preso per i fondelli e la Provincia vuol fare la stessa cosa: tenere i dipendenti al lavoro fino a tardi e non fare entrare i giovani. Cosa dovrebbe fare invece? Sbloccare il turnover e mandare in pensione prima: non ci sono alternative. Con formule di incentivazione appropriate. Peccato che il prepensionamento sia possibile solo nei casi in cui la persona non sia sostituita. Ma nelle case di riposo sarebbe assurdo...». Con la Provincia il dialogo è interrotto: «Abbiamo chiesto un piano delle assunzioni a più riprese ma non ce lo danno. Siamo ai minimi storici come relazioni sindacali. Sono diventati tutti renziani...».

Beppe Pallanch, componente della segreteria Cisl Fp, espone concetti analoghi seppur con modi più lievi: «Per mantenere un sistema di qualità bisogna avere le risorse umane necessarie. Il presidente in più di un'occasione ha detto che bisogna investire sul capitale umano: invece che sostituire con il modello 1:10, chiediamo che si faccia una mappatura completa delle esigenze, come avevamo fatto per i cantonieri ottenendo 29 assunzioni (40 nel 2017). Secondo la Cgia la nostra pubblica amministrazione è ai primi posti: vorremmo che la giunta ne fosse consapevole e investisse risorse sul sistema delle competenze». Al contempo - continua Pallanch - «ci spiace assistere alla rottamazione dei cinquantenni impegnati in mansioni usuranti, come sulle strade. Abbiamo bisogno di giovani ma anche di anziani che trasferiscano le loro competenze. Il mentoring lanciato dalla Cisl non è mai decollato: ho visto solo enunciazioni dopo un’iniziale analisi dei curriculum. Bisogna tradurlo in qualcosa di concreto».

Una Provincia che trascura il pubblico, forse assecondando un certo populismo. «C'è stato un taglio di risorse che non ha uguali, mentre i 750 milioni dati alle imprese vorrei capire cosa hanno prodotto in Pil. Non cerco uno scontro fra categorie, sia chiaro, ma che ogni settore dia conto di quanto viene fatto. Mettendo sempre al centro il cittadino. Vorremmo incentivare il personale, però da qualcuno è ritenuto controproducente e il nostro contratto è fermo. Si vuol solo tagliare e ridurre, ma questo va scapito del servizio. E sul welfare non si può arretrare».













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