«Bar condoglianze», arriva il momento del cambio gestione 

Il titolare, Perissinotto: «L’addio con l’estrema unzione» Passaggio di consegne con gioiosa bicchierata “a tema”


di Daniele Peretti


TRENTO. Passaggio di consegne al Bar Rosmini di Via Giusti, ma conosciuto da tutti i trentini come “Bar delle Condoglianze”: è stato per almeno sessant’anni il punto di ritrovo prima e dopo i funerali, tanto che si ha quasi meraviglia che possa contare anche su una clientela fissa: «L’abbiamo ed è il nostro zoccolo duro – ci dice Andrea Perissinotto a poche ore da quella che ha voluto chiamare “Estrema unzione” perché è pur sempre un bar di rione. Poi siamo vicini alle scuole e al Tribunale dei Minori. A due delle fermate dell’autobus cittadine, tra le più trafficate. Insomma posso dire che è a tutti gli effetti un bar normale». Però chiudere con “l’estrema unzione”? «Diciamo che è a tema e si gioca anche sul doppio senso del sacramento, ma anche del termine dialettale “unto” perché dev’essere una bicchierata memorabile: praticamente a 35 anni cambio vita». Già perché Andrea Perissinotto ha gestito per otto anni il Bar delle Condoglianze, prima quello del Millenium a Rovereto e il Bar Giusti: «Metà dei miei 35 anni li ho passati dietro ad un banco ed ora che i miei genitori – Loredana e Roberto – sono andati in pensione, è giusto che inizi a pensare alla mia famiglia che alla fine è la cosa più importante che si ha». Un ricordo di questi otto anni? «Tanti, ma non si possono raccontare tutti perché sono legati ai vari momenti che si vivono qui dentro. Di certo una cosa che mi ha fatto molto piacere è stata quella dei bambini che mi sono venuti a salutare. Alcuni sono praticamente cresciuti qui. Venivano col papà o con la mamma e da più grandi, è stato anche il primo posto che i genitori li hanno permesso di raggiungere da soli. Questa è la clientela che anche un bar con questa nomea, può avere». Non è mai stato una bar serale: «Una scelta perché pur essendo a due passi dal centro, siamo decentrati ed allora meglio aprire un’ora prima alla mattina e fare altrettanto alla sera, per non avere problemi». Clientela di passaggio? «Devo riconoscere che il Muse ha portato tanta gente nuova che la considero il nostro ossigeno». In che senso? «Per esempio dopo otto anni mi sono abituato agli effetti della ristrutturazione del bar e non noto più nulla. Entra un turista e si complimenta per l’arredo: questo è quello che chiamiamo ossigeno». E dopo “l’estrema unzione”? «Lunghe vacanze immediate che saranno il preludio per una nuova attività che non ho ancora ben chiara, ma che potrebbe anche essere dall’altra parte del banco. Dopo tanti anni il lavoro può venire anche a noia e se è possibile, meglio cercare nuovi stimoli». Le subentra? «Laura Guariso che dopo aver gestito il bar di fronte al Santa Chiara, si era presa quattro anni di pausa ed ora torna dietro al banco. È un’amica di famiglia e siamo tranquilli che il “ bar delle condoglianze” resterà sempre in ottime mani».













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