Auto bruciata in via Pascoli Sulle tracce del mandante 

La polizia stringe il cerchio delle indagini sul rogo che lunedì ha scosso la città Il questore: «Controversie personali. Non ci sono segnali di tipo diverso»



TRENTO. Si stringe il cerchio attorno al mandante del rogo che, lunedì sera, ha completamente distrutto una macchina parcheggiata in via Pascoli a Trento. Due gli esecutori già denunciati dalla Squadra Volante della polizia.

Quella sera, un ragazzo di 26 anni ed uno di 17, scappato da una comunità, entrambi con piccoli precedenti, avevano spaccato il finestrino della Hyundai 130 con una chiave inglese ed usato dei giornali per dare fuoco, con un accendino, alla vettura. Erano le 23.30 quando nella via si è distintamente udito un botto, proprio mentre in zona stava passeggiano il Questore, Giuseppe Garramone.

Già fatto rapporto all’autorità giudiziaria, dai racconti dei ragazzi si dovrà capire che cosa ha originato quello che da subito è stato chiarito essere un atto originato da dissapori tra vicini di casa. Quale ne sia la natura sarà fondamentale per accertare chi abbia potuto commissionare il gesto ai due giovani. L’auto appartiene ad un residente di cinquant’anni della via. La ricostruzione dei fatti è attenta, la ricerca del presunto mandante scrupolosa. L’accaduto ha destato non poco sconcerto in città, per un tipo di atto intimidatorio che, solitamente, si vede spesso ad altre latitudini. Come lo stesso Questore, Giuseppe Garramone, spiega, si tratta, altrove, di gesti intimidatori che potrebbero portare ad altro. «In questo caso non vi sono segnali di questo tipo» precisa ancora il Questore sottolineando che «si tratta di controversie personali». Garramone è stato il primo a dare l’allarme, quella sera. «Un forte scoppio, ho chiamato la centrale operativa, accertandomi subito di cosa si trattasse», il pensiero al vicino palazzo di giustizia e all’arcivescovado. «La Squadra Volante ha fatto un ottimo lavoro» ed ora pare lo stia anche per concludere. (f.q.)













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