IL RICORDO

Antonio Megalizzi, un pezzo di cielo 

L’intera comunità, l’Italia e l’Europa a Trento per abbracciare il giovane ucciso a Strasburgo


di Alberto Faustini


Nel silenzio assoluto del Duomo di Trento, le parole si fermano. Nel cuore. Nell’anima. Alcune ritornano: amore, luce, passione, cielo, famiglia, amore, Europa, entusiasmo. Una su tutte: Antonio. Tutti sono infatti in questa chiesa e in questa piazza per lui. Per Antonio. Il nostro Antonio: perché ora è patrimonio collettivo. Nobile frammento dei sogni di ognuno.

Trento, l’Italia e l’Europa sono qui per il martire del tempo dell’incertezza: una precarietà che Megalizzi ha saputo riempire di una passione che ha già sconfitto la morte e il killer di Strasburgo. La parabola del chicco di grano sale come un aquilone di speranza fra le lacrime della sconfinata comunità che l’abbraccia: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto», dice l’arcivescovo: «Un pezzo di cielo è sceso in terra e ora vi fa ritorno».

L'ultimo abbraccio di Trento ad Antonio Megalizzi, in Duomo Mattarella e Conte

Le massime cariche dello Stato, ma non solo. Tantissime persone hanno voluto dire addio ad Antonio Megalizzi nel giorno del suo funerale. In molti stanno assistendo alle esequie in piazza D’Arogno, dove è stato allestito un maxischermo. Tanti anche i cittadini in piazza Duomo, fuori dalla chiesa (foto Daniele Panato)

I frutti restano. Il chicco di Antonio è vita. Idee e progetti che tutti sentono di dover portare avanti. Anche chi prima non aveva intuito le sue doti, la sua inarrestabile, razionale e dirompente utopia. Il pezzo di cielo si confonde con le bandiere europee che gli amici portano sulle spalle. Da oggi, sulle spalle, avranno anche lo sguardo di un gigante morto troppo presto: Antonio.













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