«Ansie, paure e sesso su internet: ecco i giovani che mi trovo davanti»  

L’ex governatore Alberto Pacher, oggi psicologo dell’Azienda sanitaria, racconta la sua esperienza con gli adolescenti: «I ragazzi hanno mille possibilità, ma è proprio questo a renderli smarriti»


di Luca Petermaier ; w; Per quale motivo?


TRENTO. Una vita piena di possibilità, tutto il mondo in uno smartphone, eppure... «Eppure i nostri ragazzi avrebbero tanto bisogno di sentieri segnati». La metafora della montagna è cara all’ex sindaco ed ex governatore Alberto Pacher, oggi tornato in Azienda sanitaria a fare ciò che ama e per cui ha studiato: lo psicologo. Pacher presta servizio anche al Consultorio. La sua sfera di interessi è meno legata all’ambito sessuale e più a quello dei problemi affettivi, ma le due cose - spesso - sono interdipendenti.

Dottor Pacher, nel nostro Caso della settimana abbiamo affrontato il tema del sesso tra i minori, parlando della precocità nei rapporti e della superficialità con cui i giovanissimi vivono oggi il sesso. Qual è la sua esperienza di psicologo in questo senso?

Io non mi occupo di giovanissimi, ma di ragazzi più grandi. Nei maschi, più che nelle femmine, vedo una crescente diffusione dei problemi di natura sessuale.

Per quale motivo?

Per la costante esposizione al materiale pornografico a cui hanno accesso.

Per i maschi, in particolare, è come se fosse una costante performance, un tentativo di misurarsi con ciò che vedono?

È proprio così. Se vivi costantemente in quel mondo lì, quello è il tuo termine di paragone. Quando ti ritrovi poi con persone reali diventa diverso. Aumentano le incertezze e i giovani perdono sicurezza. Attenzione, è normale che sia così. La sessualità è una sfera fatta di costante scoperta ed esplorazione, ma il materiale a cui hanno accesso i ragazzi oggi non ha alcuna funzione formativa. È pornografia fine a se stessa.

Al di là dell'aspetto legato alla sfera sessuale, come li vede lei questi adolescenti? Qual è la sua opinione di psicologo?

I ragazzi di oggi fanno più fatica a sopportare il dolore e l'ansia. Se succede scatta subito un allarme rosso, mentre un tempo si accettava con maggiore facilità l'imprevisto, in tutti i campi, compreso quello sessuale. Un tempo c'era anche maggiore comunicazione tra pari, oggi invece è tutto mediato.

Dalla rete?

Sì, certo. E di tutto possiamo dire del web meno che abbia una funzione educativa ed evolutiva. Faccio un esempio. Quando stai male cosa fai oggi? Vai sul web e cerchi informazioni. Il problema è che, alla fine, ti restano dentro solo le cose peggiori, quelle negative. Funziona così anche sugli aspetti della sessualità. Penso alle ragazze che hanno sempre avuto dubbi e problemi rispetto a certi temi. Ora le vedi che sono più ansiose e preoccupate.

Il parlarne di più crea maggiore confusione?

Dipende come e dove. Se ne parli tra pari o con qualche adulto è positivo. Ma se tu parli con il tuo telefonino, beh, questo non fa bene.

Parlando con i suoi colleghi del consultorio in questi giorni sono emersi tanti sostantivi per tentare di descrivere gli adolescenti di oggi e il loro rapporto con il sesso: superficialità, incoscienza, promiscuità. Dovesse dirne uno lei? Di cosa soffrono oggi gli adolescenti, anche al di là della sfera della sessualità?

Di una profonda incertezza. Un’incertezza di prospettive, nelle relazioni amicali e sessuali. È un'epoca di forte smarrimento. Che, va detto, in certe fasi di passaggio della vita è fisiologico. Tutti l'abbiamo provata. Ciò che di diverso vedo oggi è un aumento delle fasi acute di incertezza, cioè gli stati d'ansia. I ragazzi dicono di non capire cosa succede, si sentono bloccati a scuola o sugli esami universitari, nei rapporti personali. Si sentono smarriti.

Smarriti in una società più liquida? Che ha perso dei punti di riferimento?

Esatto. Per certi versi, le enormi e variegate possibilità che la vita offre oggi ai nostri giovani li mette in difficoltà. So che può sembrare una contraddizione, ma è proprio così. Le strade, i sentieri della vita fino a pochi anni fa erano segnati. Il che poteva costituire un limite, ma anche una certezza nel cammino. Se ti iscrivevi ad una università era ragionevole pensare che avresti fatto quel tipo di lavoro. Oggi non è più così. Potenzialmente puoi fare di tutto, hai mille possibilità. L'eccessiva offerta di informazioni e possibilità può sfociare in una profonda incertezza. La società è molto più complessa rispetto a un tempo.

Cosa devono fare i genitori? Quali aiuti possono dare ai loro figli adolescenti?

Semplicemente accompagnare il processo di crescita riportando, per quanto possibili, i loro figli al piano di realtà della vita. Anche a costo di essere duri. I mezzi informatici e il web hanno una capacità di penetrazione che i ragazzi oggi non sono in grado di coniugare con la vita vera. I genitori devono invece fare proprio questo.

Difficile anche per i genitori, visto che spesso – pure loro – vivono più sul web che nella vita vera...

Questo, in effetti, è un problema. Tutti noi oggi abbiamo bisogno di esporci, di sentirci parte di un tutto, ma a volte lo facciamo nel modo sbagliato. Fare la foto dei canederli e condividerla sul web non è che ci fa crescere. Ci fornisce la fasulla conferma che siamo visti, che siamo considerati. Ma considerati per cosa? Perché mangiamo dei canederli o beviamo uno spritz con gli amici? Lo dico senza false morali. Lo facciamo tutti. Però noi che abbiamo una certa età siamo in grado di pesare le due fasi, quella della vita vera e quella della vita virtuale. I nostri figli molto meno.

Non si confidano più con gli amici o le amiche, ma poi pubblicano tutto su Instagram...

I social ormai stanno diventano una terra di nessuno sotto il profilo delle regole e dei principi. Faccio un esempio. Ci sono genitori che non danno la liberatoria in asili e scuole per la ripresa dei propri figli. Benissimo. Poi però quegli stessi figli li ritroviamo pubblicati sui social nelle foto postate dagli stessi genitori, offrendoli alla vista e alla curiosità di migliaia di persone. I social sembrano un ampliamento di te, ma in realtà sono tutta un'altra cosa. È difficile da comprendere. Ecco perché i ragazzi si sentono disorientati. Forse un giorno ci adatteremo a quella realtà, ma oggi siamo ancora in una terra di mezzo.













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