"Alpini assassini" non è reato: scagionati gli anarchici di Rovereto

Il pm chiede l'archiviazione per le frasi ingiuriose scandite durante una sfilata delle penne nere. Insorge l'Ana: "Faremo appello"


Giuliano Lott


ROVERETO. Insultare gli alpini non è reato, ma libera opinione. Lo sostiene il pm Fabrizio De Angelis, che ha chiesto la parziale archiviazione per le accuse mosse dalla sezione Ana di Trento agli anarchici che a settembre disturbarono la parata delle penne nere. L’Ana si oppone.

 Il vilipendio agli alpini, osserva il sostituto procuratore De Angelis nella sua richiesta di archiviazione, si potrebbe ravvisare nelle espressioni «certamente forti e d’effetto mediatico» pronunciate dagli anarchici nel corso della contromanifestazione («Alpini assassini, guerrafondai” eccetera, ribadite da analoghe scritte tracciate con lo spray rosso la notte precedente sui muri del centro), ma bisogna considerare che il corrispondente articolo 290 del codice penale - il delitto di vilipendio politico - è un residuo del Codice Rocco, partorito in epoca fascista.

 E’ un reato di opinione che contrasta con l’articolo 21 della Costituzione, il quale garantisce ad ogni cittadino la libertà d’opinione e di manifestazione del pensiero. D’altronde, argomenta ancora De Angelis, le attività di peace-keeping delle forze armate italiane sono condivise non solo dal nostro governo, ma da quasi tutte le forze parlamentari del mondo e si svolgono sotto l’egida dell’Onu.

 Ipotizzare che le «espressioni forti» degli anarchici rappresentino una diffamazione per operazioni militari basate su una «unanimità di consensi» pare azzardato, secondo il sostituto procuratore, che non ritiene intaccato da una manifestazione di dissenso.

 De Angelis chiede dunque l’archiviazione sia per le accuse di vilipendio che per la diffamazione. Per gli indagati, persisterebbero solo la manifestazione non autorizzata e i danneggiamenti.
 Di opinione opposta la sezione Ana di Trento, che conta 25 mila iscritti e a cui fanno capo i 269 gruppi Ana sparsi nella provincia, tra cui il “Fabio Filzi” di Rovereto, che proprio il 13 settembre 2009 celebrava il proprio 80º anniversario di fondazione.

 Secondo il legale trentino Michele Busetti - tra l’altro vicepresidente vicario della sezione Ana -, fermo restando il pieno diritto di chiunque a dimostrare in pubblico il proprio dissenso politico, il diritto di critica supera il suo limite giuridico quando «la critica trascenda nel gratuito oltraggio». Nel caso di specie, si tratterebbe di «condotta vilipendiosa», dunque punibile, come del resto la diffamazione. Per questo Busetti si appella al gip.













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