Acqua, i sindaci chiudono i rubinetti
Il caso. Il caldo farà emergere i problemi in molti comuni trentini. Intanto arrivano le prime ordinanze “preventive” che vietano l’uso non domestico Il caso emblematico di Romallo e Revò in valle di Non: stesso acquedotto, ma uno dei due comuni è quasi a secco. «Colpa delle tubature vecchie»
Trento. C’è un comune della val di non, revò, affacciato sul lago di santa giustina (e infatti lo chiamano “il balcone d’ananunia”), che in questi giorni ha così tanta acqua che potrebbe venderla. e c’è un altro comune a un chilometro esatto di distanza, romallo, che è al limite dell’emergenza: non proprio rubinetti a secco, ma quasi. entrambi hanno emesso un’ordinanza per la limitazione dell’uso dell’acqua “non a fini potabili”: il primo ovviamente a scopo preventivo, il secondo per non trovarsi a secco davvero.
Ma la cosa strana è che l’acquedotto è lo stesso. i due comuni si dividono l’acqua esattamente a metà. e ciò che aggiunge stranezza a stranezza è che romallo ha la metà degli abitanti di revò (617 contro 1265).
Il sindaco di romallo, Silvano dominici, che è anche presidente della comunità di valle, ammette: «eh sì, c’è un ammanco di acqua che definirei importante». i controlli sono partiti proprio in questo fine settimana. due le ipotesi: o c’è per davvero un consumo abnorme da parte di molti o c’è una perdita, altrettanto considerevole, nel sistema di trasporto dell’acqua dai serbatoi alle case.
I numeri dicono che si è passati dai consueti 300/400 metri cubi di acqua per famiglia a qualcosa come 6000 metri cubi. troppi. di qui l’ordinanza: che parla di “anomalo consumo di acqua” e che per la verità indica come causa “l’irrigazione di giardini e orti”. ma è lo stesso dominici a dire poi «dubito che la causa sia un consumo elevato. non così elevato, per lo meno». l’ordinanza rientra insomma nella categoria “educational”: vietare per sensibilizzare a prevenire gli sprechi. sotto accusa, ancora una volta (perché non è mica la prima volta che succede), sono i tubi che portano l’acqua nelle abitazioni. «il problema è più diffuso in trentino di quello che si potrebbe pensare» afferma dominici: si rifanno gli acquedotti, poi però spesso l’ultimo tratto, la rete dei tubi che arrivano fino al rubinetto di casa, è vecchio come il cucco. con il rischio di crepe, rotture. e perdite d’acqua. tanta acqua. la provincia stima che circa il 30 per cento dell’acqua potabile del trentino vada persa nel tragitto fra la captazione alla sorgente, o alla faglia acquifera, e le abitazioni. un terzo del patrimonio idrico provinciale. uno spreco assurdo.
Da qualche tempo si sta cercando di correre ai ripari dalle parti di piazza dante. ad esempio con il sistema informativo s.i.r. (servizi idrici in rete). si è capito che, se gli acquedotti “fanno acqua”, una soluzione può essere quella di tenerli d’occhio. s.i.r. infatti è un sistema di monitoraggio applicato alla totalità degli impianti trentini che, tra l’altro, serve appunto a controllare le portate degli acquedotti e capire al volo se ci sono problemi: perdite comprese.
A un chilometro da qui, a revò, anche la sindaca Yvette maccani ha emesso un’ordinanza: fra le 7 e le 21 è vietato il prelievo per uso extradomestico, a esclusione della frazione di tregiovo. «ma la mia, diciamo così, è una misura preventiva».
Intanto qui si sta completando il terzo lotto del nuovo acquedotto (4 milioni di euro) destinato a servire il nuovo comune che dal 2020 nascerà dalla fusione di romallo, revò, brez, cagnò e cloz e che si chiamerà “novella”.
Il caso di revò e romallo, sotto questo aspetto, è emblematico di quello che potrà accadere nel resto del territorio. finora sono pochi i comuni che hanno emesso ordinanze sull’utilizzo dell’acqua. il caldo e l’estate faranno emergere i problemi .