IL PROGETTO

Sul Bondone con l’ascensore in 12 minuti 

Ecco le cifre dell’impianto della Thyssenkrupp: tracciato di 7 chilometri, in verticale e orizzontale, e 5 stazioni fino a Vason


di Sandra Mattei


TRENTO. «La partenza dell’ascensore per arrivare sul Bondone potrebbe anche risolvere la stabilità delle ciminiere dell’ex Italcementi. Potrebbero infatti essere ingabbiate, con un effetto panoramico di vetro e cemento, per sostenere il primo step dell’impianto a levitazione magnetica». Uno scenario futuribile, quello prospettato dal vicesindaco Paolo Biasioli che ha partecipato all’incontro informale, venerdì scorso, insieme ad operatori turistici ed imprenditori con i tecnici della Thyssenkrupp, la multinazionale tedesca leader della siderurgia, che hanno proposto di realizzare un progetto rivoluzionario in provincia: quello di arrivare in cima al Bondone con l’ascensore.

Una proposta che potrebbe superare i progetti finora preparati ed il master plan appena concluso che si rifanno alla tecnologia ampiamente sperimentata, quella a fune. I tecnici della Thyssenkrupp (come anticipato sul Trentino di ieri, ndr.) si avvalgono invece dell’ultima frontiera dei trasporti: quella a levitazione magnetica, già applicata in Giappone ed in Cina, che permette ai treni di viaggiare a 500 chilometri all’ora sfruttando polarità opposte di magneti che mantengono i convogli sollevati di pochi centimetri dai binari. La stessa tecnologia può essere utilizzata anche per gli ascensori e, non a caso, la Thyssenkrupp utilizza per i test degli ascensori senza funi, che sono in grado si spostarsi sia in orizzontale che in verticale, la Rottweil Tower, alta 246 metri ed inaugurata l’anno scorso.

Ma torniamo alla riunione della settimana scorsa, che sarà stata pur in formale, ma che ha dato ai presenti un’idea ben chiara di quali saranno le caratteristiche del collegamento in ascensore. Le riferisce così Biasioli: «L’impianto si muoverebbe in orizzontale e verticale, arrivando alle principali località del Bondone con dei tratti scavati dentro la montagna, dove le cabine si sposterebbero in verticale, per poi procedere in orizzontale agganciate a binari, per portare i passeggeri alle varie stazioni. Quelle previste, partendo dall’ex Italcementi, sarebbero Sardagna, Candriai, Vaneze e Vason, con il vantaggio di non escludere Candriai che con l’impianto a fune non sarebbe collegabile. Altra soluzione interessante, prevedere l’utilizzo delle ciminiere, che consolidate, potrebbero supportare la partenza dell’impianto con una struttura di acciaio e vetro. Il primo tratto nella roccia potrebbe sfruttare inoltre il tunnel utilizzato già dall’Italcementi, che arriva sotto Sardagna».

Biasioli snocciola i dati presentati dai tecnici: la lunghezza totale dell’impianto è di 7 chilometri (tra tratti in tunnel e in superficie), percorribili in 12 minuti, con una velocità di 25 chilometri orari. Arriviamo al punto dolens, i costi: per lo scavo della montagna è calcolata la spesa di 24 milioni ai quali vanno aggiunti 45 milioni circa per la realizzazione.

Settanta milioni, contro i trenta dell’impianto a fune. Biasioli commenta: «Va detto che i costi di manutenzione sarebbero minori della funivia. Primo, perché non ci sarebbero problemi di condizioni atmosferiche a condizionare l’impianto, poi perché la temperatura nella montagna è costante, senza la necessità di climatizzare le cabine. I tecnici ci hanno spiegato inoltre che in discesa consumerebbero meno energia, così da poterla immagazzinare. Non solo, il materiale di scavo, che sarebbe di 240 mila metri cubi, potrebbe essere utile per mettere in sicurezza la cava di Sardagna. Va capito comunque se gli scavi siano compatibili dal punto di visto geologico». Questi dati di massima di un progetto, tiene a sottolineare il vicesindaco, che è solo un’ipotesi sulla carta. «Dopo il primo incontro - afferma Biasioli - aspettiamo un’ulteriore progetto più approfondito. progetto che potrebbe essere utile anche per il collegamento tra Trento e Povo e per il Doss Trento».













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