IL CASO

Scandalo delle circoncisioni a Bolzano, in ospedale qualcuno sapeva

I primi casi già nel 2015 ma non ci furono segnalazioni. Oggi il dottor Paolo Girardi, agli arresti domiciliari, per la prima volta davanti al giudice



BOLZANO. L’inchiesta che ha portato all’arresto di Paolo Girardi, il chirurgo pediatrico accusato di truffa aggravata (ai danni dell’Azienda sanitaria), falsità ideologica e peculato per lo scandalo delle circoncisioni rituali, potrebbe avere sviluppi clamorosi nelle prossime ore.

Sono molteplici le segnalazioni che lasciano intendere che all’interno dell’ospedale di San Maurizio non fossero pochi coloro che in qualche modo avessero da tempo intuito l’irregolarità degli interventi programmati dal chirurgo su bambini di famiglie musulmane. Tra i tanti aspetti è emerso che, in assenza di patologie, gli interventi di circoncisione non sarebbero contemplati neppure a titolo privato. In altre parole non sarebbe prevista (neppure pagando privatamente il costo dell’operazione) l’utilizzabilità delle strutture pubbliche ospedaliere altoatesine per interventi di circoncisione rituale. Un particolare che dovrà essere verificato dagli inquirenti perchè pare evidente che altri medici o infermieri del reparto abbiano avuto la possibilità di rendersi conto delle pesanti irregolarità.

I casi accertati nelle indagini sarebbero 14 ma è probabile che siano decisamente di più anche perché il primo sarebbe avvenuto quattro anni fa. Gli inquirenti vogliono capire se la situazione irregolare fosse stata segnalata a qualche dirigente interno e perché qualcuno avrebbe deciso di soprassedere facendo finta di nulla. Solo il dottor Marco Cappello (dopo una segnalazione giunta dalla direzione medica del nosocomio) decise di segnalare il tutto in pochi giorni alla Procura della Repubblica.

Oggi intanto il dottor Girardi comparirà davanti al giudice delle indagini preliminari Walter Pelino per l’udienza di garanzia. Il medico è attualmente agli arresti domiciliari. La misura cautelare è stata richiesta a tutela delle indagini a seguito di alcuni tentativi messi in atto dal professionista per indurre alcuni testimoni a non collaborare con gli inquirenti o a modificare le dichiarazioni già rilasciate. L’avvocato difensore Beniamino Migliucci ha già annunciato che tenterà di ottenere una revoca del provvedimento restrittiva.













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