Sicurezza in città: la risposta dello Stato 

Il prefetto Lombardi ha convocato a Rovereto sindaci, Fugatti e vertici delle forze dell’ordine e della magistratura


di Luca Marsilli


ROVERETO. Non si era mai fatto, almeno in epoca recente. Ieri il Comitato dell’Ordine e della Sicurezza pubblica si è riunito a Rovereto e in forma allargata, presenti quindi, convocati dal prefetto e Commissario del Governo Sandro Lombardi, i vertici provinciali e locali di tutte le forze di sicurezza ma anche della magistratura, inquirente e giudicante, e della amministrazione, con i sindaci di Rovereto e di Trento, Valduga e Andreatta, ed il presidente della Provincia, Fugatti. Tema il controllo del territorio ma, uscendo dal vago, sono stati gli ultimi episodi ascrivibili all’area antagonista - il fuoco appiccato alla chiesa di San Rocco e al portone del Tribunale - a far decidere per un vertice a Rovereto. E dopo un’ora di confronto, nel quale ognuno ha rappresentato sia i propri sforzi che le proprie necessità, è stato proprio il prefetto Lombardi a tenere un momento di sintesi.

«Nell’ultimo mese e mezzo - ho spiegato l’incontro a Rovereto - ci sono stati alcuni episodi che hanno segnato una recrudescenza di una attività che a Rovereto ha una lunga storia ma che sembra segnare un momento di svolta. Nel senso che colpendo in rapidissima successione una chiesa, il Tribunale e poco prima il Credito Valtellinese e la Benetton sono stati mandati dei segnali chiari: la volontà di colpire l’autorità giudiziaria, cardine del vivere civile, e la chiesa, un altro simbolo della nostra cultura. Ma anche di colpire bersagli legati a vicende non locali, dimostrando un collegamento con la rete antagonista nazionale ed internazionale. Tra l’altro è notizia di questi giorni che anche ai fatti di Torino fossero presenti anarchici roveretani, a ennesima conferma di questi collegamenti. La nostra presenza oggi qui vuole essere un segnale altrettanto chiaro: la squadra Stato c’è, è coesa e lavora con la massima serietà per garantire la sicurezza dei cittadini e il loro sereno vivere civile. Le istituzioni colloquiano, sono sul pezzo e in rapporto continuo e costante tra loro. La tranquillità ed il vivere virtuoso sono sempre state una caratteristica del Trentino: il nostro compito è lavorare perché continui ad essere così. E siamo determinati a farlo: il Trentino è esempio di qualità della vita a livello europeo, e questo è un valore a cui noi teniamo quanto i cittadini».

Quella di ieri non era una sede “operativa”: chiedere cosa si farà in concreto per segnare anche nei fatti un cambiamento rispetto agli ultimi 30 anni, nei quali sia pure con fasi più o meno acute, la città ha convissuto con lo stesso problema, è prematuro. Ma Lombardi è chiarissimo nel segnare una discontinuità in qualche modo di approccio “culturale”: non si possono considerare ragazzate. «Siamo attenti, è in corso una attività di analisi, di previsione e di contrasto. È vero che da anni i gruppi antagonisti sono attivi in Vallagarina, ma non si può legare la pericolosità ai soli fatti di sangue. Dimostrano capacità organizzativa, metodo, sistematicità nel commettere reati, collegamenti con altre realtà similari di altri territori. C’è un chiaro disegno criminoso, c’è una regia. E il fine è altrettanto chiaro: sovvertire l’ordine democratico del Paese. Di questo parliamo, non di proteste. Ringrazio il questore Garramone e tutte le forze dell’ordine per l’impegno con cui stanno lavorando nel prevenire reati e svolgere indagini per individuare i colpevoli. Ripeto, lo Stato c’è e non sottovaluta questo fenomeno. Aggiungo un appello ai cittadini e vale per gli attentati come per ogni reato: che collaborino al massimo con la forza pubblica, segnalando qualsiasi anomalia che possano notare. Devono essere le antenne sul territorio, indispensabili per un controllo veramente capillare. Meglio una telefonata al 112 in più che una in meno. Collaboriamo per lo stesso obiettivo: la sicurezza di tutti».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano