SCUOLA

Rovereto, parte il liceo internazionale in quattro anni

Da settembre al Cfp Veronesi. La dirigente Scalfi: «Sarà una scuola neorinascimentale». Lezioni sia in italiano che in inglese e doppia maturità


di Giancarlo Rudari


ROVERETO. Non sarà un liceo tecnologico come tanti altri, non sarà una scuola con il classico orario e le consuete materie, non rispetterà il tradizionale calendario scolastico.

Quello che sta per arrivare a Rovereto sarà, secondo la definizione della dirigente scolastica Laura Scalfi del Centro di formazione professionale Veronesi, «una scuola neorinascimentale». Perché «l’apprendimento sarà per progetti centrati su bisogni sociali» e le materie trattate non saranno solamente tecniche ma anche legate alla filosofia, alle arti, alle forme comunicative espressive.

Non per nulla il nuovo liceo (nel cuore del Polo Meccatronica) si chiamerà “Steam international”, vale a dire “science, technology, engineering, arts and mathematics”. E non per nulla il liceo “Steam” viene declinato in inglese: a scuola si parlerà e si studierà sia in italiano che in inglese e alla fine del percorso di studi di quattro anni (e qui sta un’altra novità dell’offerta scolastica unica nel suo genere almeno in provincia) gli studenti conseguiranno la doppia maturità.

La maturità del liceo scientifico di scienze applicate e, una volta superato l’esame A-level Cambridge, il titolo che consente l’accesso a tutte le università internazionali senza bisogno di ulteriori passaggi.

La sfida per il nuovo liceo è partita dalla dirigente Scalfi e dal professor Alberto Garniga che ha trovato un convinto appoggio prima di tutto nei vertici del Cfp Veronesi con il presidente Marco Giordani, ma anche in Provincia, Fbk, Trentino Sviluppo, Confindustria Trento ed Emilia oltre che Miur e Indire proprio per il suo contenuto innovativo.

«La sfida nostra - spiega Scalfi - è stata quella di progettare, organizzare ed attuare una scuola diversa lavorando più sulle competenze che sui programmi tradizionali, una scuola che rinunci all’impianto storicista ma che aiuti all’elaborazione del pensiero, allo sviluppo del senso critico, alla capacità di problem solving applicata ai diversi ambiti del sapere e della vita quindi in funzione esclusiva del mondo del lavoro ma che ha uno sguardo lungo sui nostri ragazzi».

Già, quei “nostri ragazzi” che scontano (a loro spese) un profondo gap nei confronti dei pari età stranieri. «Ci siamo accorti, vedendo altre esperienze a Singapore piuttosto che in Olanda, che nel modello italiano di liceo scientifico anche quello di scienze applicate prevale ancora un approccio profondamente accademico con una profonda differenza - è l’analisi della dirigente del Cfp Veronesi - rispetto ad altre realtà dove viene dato molto più spazio ad un approccio esperienziale, meno centrato sulla combinazione ore-discipline-docenti specializzati e più su attività a compito con risultati osservabili».

Una “rivoluzione” che dovrà avere come primari protagonisti gli stessi ragazzi che intendono frequentare il liceo “Steam” perché anche l’approccio (oltre che alla didattica e alla vita in campus) a questa scuola sarà diverso rispetto alle scuole “tradizionali”.

«Il nostro obiettivo è quello di formare ragazzi consapevoli che interpreteranno il loro futuro, cosa che da noi ora non capita - racconta Scalfi - Ragazzi che siano in grado di individuare soluzioni ai problemi reali e che assumono questo tipo di atteggiamento per una scelta universitaria più consapevole. In questo modo credo che la nostra scuola potrà “costruire” manager con un approccio mentale per risolvere problemi con una visione complessiva e innovativa rispetto alla realtà. Una nuova visione della scuola “rimodellata” sull’impianto rinascimentale».













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