Motoseghe in azione resistenza sugli alberi  

Dalle tre di notte molte persone erano già in strada nell’ultimo tentativo  di salvare gli ippocastani. Una quarantina tagliati, sei “graziati” (per ora)


di Giancarlo Rudari


ROVERETO. Partiamo dalla fine: sei ippocastani scampati (per ora) alle motoseghe. Una quarantina, invece, quelli caduti sotto i colpi degli operai. Ma anche gli altri sei avranno vita breve perché le motoseghe torneranno per finire il loro lavoro secondo l’impegno che si è preso l’amministrazione comunale per portare a compimento il progetto di rifacimento di viale Trento. Questione di giorni (o di ore) e addio a tutti gli ippocastani. Ne sono consapevoli i promotori del Comitato di viale Trento che dalle quattro della notte scorsa si sono dati appuntamento sotto gli alberi in attesa dell’arrivo degli operai incaricati al taglio. Qualcuno, come il gruppo di “antagonisti”, si è conquistato un posto tra i rami per una strenua difesa (che al momento ha avuto successo) degli ippocastani destinati a morte sicura. Alle prime luci dell’alba il viale inizia ad animarsi, da un lato e dall’altro della strada compaiono i primi striscioni contro l’amministrazione comunale e gli operai si presentano per fare il loro lavoro. Dai furgoni estraggono le transenne ed è il segnale che si inizia a fare sul serio: chi si oppone prova a spostare le transenne ma dopo un po’ desiste. Anche perché la sparuta presenza delle forze dell’ordine diventa via via sempre più consistente con una squadra di una quindicina di vigili urbani, un reparto della “Celere” di Padova e uno del battaglione dei carabinieri di Laives. Un centinaio di uomini in divisa agli ordini della vicequestore Ilva Orsingher (erano presenti anche il maggiore dei carabinieri Massimo Di Lena e il comandate della polizia locale Franco Merighi) che ha saputo gestire l’ordine pubblico in maniera impeccabile senza ci fossero momenti di tensione nel corso della mattinata.

E mentre con il megafono si invitavano le persone a scendere in strada, il rumore delle motoseghe svegliava il quartiere: alle 7 è caduto il primo albero senza grandi opposizioni. Poi via via si è arrivati alla quarantina di ippocastani salvando quelli (sei in tutto) che ospitavano i “resilienti”. «Ci aspettavamo un’azione di forza ma non di queste dimensioni. Certo che abbiamo fatto opposizione, che abbiamo cercato di impedire questo scempio - afferma Ornella Guerra, una dei leader del Comitato di viale Trento - ma non siamo andati contro le forze dell’ordine. Quando c’è stato il faccia a faccia ad una spanna l’uno dell’altro con l’invito di spostarci l’abbiamo fatto seppure a malincuore... E ho pianto quando gli alberi sono caduti, quando ho visto gli uccellini in piena nidificazione che correvano dietro ai furgoni sui quali erano stati caricati i rami che ospitavano i loro nidi... E poi avete visto che soltanto quattro alberi, come dicevano anche le nostre perizie, erano malati: qui abbiamo avuto la riprova che si sono palesate le bugie di quanti sostenevano che tutti gli ippocastani andavano tagliati. Siamo arrivati a questo punto per un puntiglio...» Nel frattempo viale Trento si è animato di politici (dell’opposizione), di ambientalisti, di residenti o di semplici curiosi: «Ma perché - commenta un’anziana - si sono tagliati questi alberi? Che fastidio davano? E se ne mettono di nuovi quanto impiegheranno prima di poter garantirci un’ombra come questi?». Comincia a far caldo, il clima tutto sommato è tranquillo, gli operai non si fermano un attimo e risparmiano gli alberi occupati ormai da diverse ore. Si arriva a poco dopo mezzogiorno e le forze dell’ordine lasciano viale Trento. Lo faranno qualche minuto dopo anche i dipendenti delle ditte incaricate al taglio. Il lavoro è finito, ma torneranno a completarlo. Il destino degli alberi è ormai segnato...

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano