Medici assolti, non fu omicidio colposo 

In quattro erano accusati per la morte di un’anziana: secondo l’accusa non avevano adottato tutte le cure necessarie


di Giancarlo Rudari


ROVERETO. Erano accusati di omicidio colposo per la morte di un’anziana malata ma ieri in tribunale i quattro medici sono stati assolti. Rolando Fondriest (medico del pronto soccorso di Rovereto) assolto perché il fatto non costituisce reato; Francesca Giordano, Marco Camin e Giorgio Rinaldi (medici del Santa Maria del Carmine e Soltrix) assolti perché il fatto non sussiste. Si chiude così (a meno dell’appello da parte della Procura) il processo a carico dei quattro medici (due difesi dall’avvocato Roberto Bertuol e due dal collega Michele Busetti) sui sette (tre posizioni erano già state archiviate) che a vario titolo hanno avuto in cura un’anziana di 79 anni deceduta nel 2014 a causa di un mieloma. La vicenda di presunta malasanità risale al periodo compreso fra il settembre e il novembre di quell’anno quando la donna, quando la donna venne visitata (al pronto soccorso) e curata (nelle due strutture sanitarie cittadine) dai quattro medici messi sotto accusa (con il procuratore Valerio Giorgio Davico) e ieri assolti dal giudice Carlo Ancona. I medici hanno compiuto tutti gli accertamenti e gli esami necessari per individuare la vera patologia della quale soffriva l’anziana? Dai sintomi si poteva effettivamente pensare ad una patologia differente rispetto a quella diagnosticata dai dottori? Ci sono state omissioni o peggio ancora responsabilità dirette nella morte della paziente tra «dolori lancinanti e sofferenze bestiali» come ha evidenziato l’avvocato di parte civile Nicola Canestrini? Secondo l’accusa sì perché «già al pronto soccorso avrebbero dovuto compiere esami più approfonditi prima di dimetterla» e poi anche durante il ricovero perché «non si è valutata la frequenza familiare del mieloma pensando invece che si trattasse soltanto di osteoporosi». E se la difesa degli imputati ha escluso responsabilità da parte dei quattro medici che si sono attenuti alle linee guida mediche (tesi suffragata anche dalle testimonianze dei consulenti), l’avvocato Canestrini ha invece evidenziato quelle che a suo dire sono state gravi carenze nella valutazione del quadro clinico dell’anziana: sia al suo arrivo al pronto soccorso che alla casa di cura, strutture dalle quali la donna era stata «dimessa dopo alcune fratture spontanee alle vertebre». Il difensore dei figli della vittima che si erano costituiti parte civile valuterà «un’azione giudiziaria nei confronti della casa di cura perché non è stata garantita alla povera donna una dignità nei trattamenti: sbagliando cura si aggravavano i dolori e veniva presa per pazza tanto da doverle poi somministrare psicofarmaci».

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