«L’acqua? Facciamola gestire ad Amr» 

Secondo Paolo Vergnano la municipalizzata è perfetta, rinforzandola con le professionalità in uscita da Dolomiti Energia


di Luca Marsilli


ROVERETO. Il discorso è ancora fermo alla fase di studio e quella delle decisioni pare lontana, ma anche la maggioranza valdughiana sulla NewCo con Trento e la Vallagarina avrebbe grosse perplessità. Ufficialmente non ci sono prese di distanza ma solo la richiesta di tempo. L’impressione comunque è che si penserà non una ma tre volte prima di legarsi mani e piedi ad una società che vista con la (certamente miope) visione del cittadino roveretano, significherà aumentodel costo dell’acqua e grave peggioramento della qualità della stessa. Resta però il referendum con cui i cittadini italiani hanno stabilito che l’acqua deve essere gestita dagli enti pubblici e che Dolomiti Energia, una Spa partecipata da Comuni e Provincia ma pur sempre una Spa, non sembrerebbe rientrare nel novero delle aziende che si possono considerare pubbliche. E quindi?

Per Paolo Vergnano Rovereto la soluzione ce l’ha in casa senza bisogno di inventare nulla: Amr. È una classica municipalizzata, quindi perfetta dal punto di vista di rispondere ai criteri sanciti dal referendum, e nasce come società di servizi. Ovviamente non ha in sé le professionalità ed il personale necessari per iniziare ad occuparsi di acquedotto e reti di distribuzione, ma lo stesso vale per la NewCo: quel personale oggi è in Novareti, che non ne avrà più bisogno non appena dovrà cedere la gestione dell’acqua al nuovo soggetto, qualunque esso sia. Quindi è ovvio che chiunque non potrà che attingerlo da lì. Se poi ragionando con il resto della Vallagarina si vorrà estendere la gestione all’intero bacino del fondovalle, si potrà certamente farlo. Ma Rovereto non avrebbe alcun problema nemmeno se dovesse restare da sola: le reti sono sue, l’acquedotto ce l’ha, una società burocraticamente perfetta per gestire il servizio pure.

Il dubbio potrebbe essere sulle dimensioni, i famosi bacini ottimali. «È un discorso che sinceramente non capisco - dice Vergnano - almeno se applicato a questo specifico settore. I lavori di manutenzione o realizzazione di nuove reti sono nella stragrande maggioranza realizzati in appalto, non con personale proprio. Quindi non ci sono risparmi possibili da questo punto di vista. Forse qualcosa in personale amministrativo, ma è difficile pensare che possa fare la differenza. I costi in più non saranno certo nemmeno paragonabili a quelli che con la NewCo deriverebbero dall’accollamento dell’acquisto delle reti di Trento. E i roveretani resterebbero “padroni” della loro acqua e del loro acquedotto, cui sono anche storicamente molto legati».

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