Il degrado dell’Urban City in mano alle baby-gang 

Gruppi di ragazzi si sono ricavati dei “rifugi” negli spazi di servizio interrati Spinelli, rifiuti e folli gare in moto. Rubate pure le telecamere della sorveglianza



ROVERETO . Il parcheggio sotterraneo dell’Urban City è terra di nessuno in cui spadroneggiano le baby gang. Corse folli in motorino, tra sgommate e impennate, spinelli e altre droghe consumate tra i bagni e le scale d’emergenza e sporcizia di ogni genere sono all’ordine del giorno. Per trovare conferma della situazione basta avventurarsi di pomeriggio nel dedalo di corridoi dei quattro piani interrati, ai quali si accede da quattro vani scale. Di questi, uno - quello che si affaccia sul lato est della piazza, a fianco della sede dell’Apt - è mantenuto chiuso e vi si accede solo dall’interno, ma non è certo un problema per i gruppi di ragazzi, di età apparente tra i 14 e i 17 anni, che affollano la struttura usandola come fosse casa propria. Le guardie giurate di servizio al Conad non possono nemmeno intervenire al di fuori del perimetro del supermercato, in quanto si tratta di spazi comuni, di servizio, e per di più - in almeno un caso - accessibili a qualsiasi ora del giorno e della notte. L’accesso preferito si trova infatti a fianco di palazzo Fait, sul lato opposto alla fontana. Dalla scala di sicurezza in metallo, scendendo le prime due rampe, si arriva nel retro del magazzino del supermercato. Dalla parete esterna è stato già asportato un trasmettitore dell’impianto di sicurezza, ma scendendo un’ulteriore rampa si arriva ad un cancello che in teoria si può aprire solo dal lato opposto, cioè da chi sale dal parcheggio verso l’uscita. Il trucco per azionarlo dall’esterno è così banale che basta paio di persone con una minima coordinazione per aprirlo e raggiungere tutti i quattro piani interrati. Sul fondo, una sorta di aiuola coperta con ciottoli, si trovano cocci di bottiglie rotte, filtri di spinelli e - assicurano alcuni addetti alle pulizia - anche siringhe. Sui pavimenti del parcheggio si stagliano le sgommate dei motorini, riconoscibili per lo spessore molto inferiore alle gomme delle vetture. Più volte sono stati visti dei ragazzi correre in circolo attorno alle auto, e qualcuno si è trovato la carrozzeria graffiata. Delle 16 telecamere installate all’inaugurazione, almeno una decina sono fuori servizio: alcune danneggiate, altre addirittura smontate e rubate. I quattro piani interrati sono attraversati da un labirinto di corridoi e porte di sicurezza, in cui i ragazzi hanno saputo orientarsi ben presto, al punto di individuare un’uscita di sicurezza da “colonizzare”, quella che sbuca nel portico di fronte all’ingresso delle Acli. Dentro, si respira un forte odore di fumo stantio e per terra ci sono rifiuti un po’ dappertutto. Soprattutto bottiglie vuote di birra e bevande analcoliche, carte di dolciumi e patatine, un inverosimile numero di mozziconi, molti dei quali di spinelli, cartine, carne in scatola sbocconcellata e lasciata marcire. Risalendo al piano di calpestio, si nota la fauna descritta da un nostro lettore: la piazzetta, spiega in una mail certificata, «è spesso frequentata da persone dai comportamenti non proprio edificanti (abuso di alcol, abbandono di rifiuti), e tanto meno rispettosi del decoro». La zona è popolata infatti da persone senza fissa dimora e da varia marginalità, oltre che da ragazzi che bivaccano fumando sul muretto. Non ha l’aspetto di un luogo di aggregazione, come nei sogni dei progettisti, quanto di una situazione di degrado nel cuore della città. Una zona che molti ora cercano di evitare

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