Il complesso di S.Osvaldo per la rinascita di S.Maria 

Un gruppo di volontari fatti associazione lo hanno avuto in gestione dal Comune La formula è quella della “partecipazione attiva”: recente e mai vista a Rovereto


di Luca Marsilli


ROVERETO. È difficile condensare in un concetto l’entusiasmo e le quasi infinite possibilità che l’idea presentata ieri nel giardino dell’esedra del complesso della chiesetta di Sant’Osvaldo, in Santa Maria. Forse il migliore lo ha accennato l’assessore Maurizio Tomazzoni: è un quartiere che vuole ritrovare una sua identità. Non “la sua” identità storica, fatta di botteghe artigiane e negozi, di sottofondo di seghe e martelli e di quell’odore di polvere bagnata che saliva dalle corti, nemmeno troppo decenni fa. Perché quella idea di borgo quasi autonomo, dove il “chilometro zero” era dettato dall’assenza di mezzi di trasporto diversi dal carretto e dalla bicicletta, non ha più alcuna possibilità di esistere. Come non saranno più le torri dei filatoi azionate dalle ruote sulla roggia Paiari, i bachi e i mercanti a poter tornare in Santa Maria. Di quell’epoca che a Rovereto chiamiamo veneziana sono rimasti i segni (in nessun altro posto, tra l’altro, evidenti e forti proprio come in Santa Maria) così come ogni corte ed ogni androne parlano ancora delle botteghe che l’hanno occupati ancora per due secoli, dopo che a inizio Novecento gli ultimi gelsi erano stati abbattuti e la seta era diventata solo un ricordo. Ma oggi Santa Maria non può essere nè quella della seta nè quella degli artigiani. La notizia, per molti versi sorprendente ma soprattutto incoraggiante, è che comunque vuole essere qualcosa. Qualcosa di diverso dagli altri rioni della città e dalle altre zone del trentino, come diversi sono i suoi palazzi e i suoi vicoli e diversi si sono sempre sentiti i suoi abitanti. Quelli storici, ma anche quelli acquisiti, quelli cioè che Santa Maria l’hanno scelta. Per viverci o per calarci dentro le proprie idee.

È bello che sia un gruppo di persone accomunate solo da questa passione e necessità ad aver dato vita alla associazione Santa Maria Incontra. Un nucleo fondatore di sette persone, aperto a qualsiasi adesione, che si propone di fare qualcosa che possa dare un nuovo senso alla via e al rione. Nell’ottica che forse in chiave contemporanea è l’unica ragionevole: quello di un luogo dove possa essere bello e appagante vivere. L’arte come occasione di incontro e addirittura, il lavoro da volontari come occasione di incontro. Aggiungere, per quanto si può qualcosa di bello al bello che la via regala già di suo. Ancora più bello che il Comune abbia accolto questo slancio positivo (quantopiù raro nell’epoca in cui lo sport nazionale è scrivere in facebook che nessuno fa nulla, invece di provare a fare qualcosa) a braccia aperte. Offrendo a questa nascente associazione uno spazio stupendo come il complesso di Sant’Osvaldo. Chiesa e giardino per farne luogo di esposizioni, incontri, eventi musicali e teatrali o artistici in generale: l’idea è chiara ma le sue declinazioni, appunto, sono in assoluto divenire e dipenderanno dai contributi di chiunque vorrà partecipare. Il Comune ci mette il patrimonio, appena restaurato, Santa Maria Incontra il lavoro e le idee. Pochi soldi, tanta creatività. Il presidente è Fausto Iori, l’assemblea costitutiva dell’associazione è composta da Giorgio Rella, Carla e Nadia Agostini, Massimo Montesi, Maria Grazia Panella e Michele Tecilla. Già acquisite le collaborazioni di Cineforum Rovereto, Cdm, Circolo Operaio, Asilo Vannetti, Paolo Aldi, il Vespa Club. Col sostegno attivo anche di alcuni operatori economici della via. Ma è solo un primo embrione: chiunque ci creda troverà le porte spalancate.

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