buttandola in ridere 

«Ecco l’ aeroporto Via Dante» 

Luci a terra, linee orizzontali: non fosse per le buche, pista perfetta



ROVERETO. «Rovereto nuovo aeroporto “Via Dante”» Fedele al motto “Castigat ridendo mores”, il consigliere Marco Zenatti sul “caso” via Dante sceglie la strada dell’ironia.

«Da qualche giorno - scrive - è stato inaugurato a Rovereto il nuovo aeroporto “Via Dante”, dove qualsiasi cittadino roveretano in partenza o in atterraggio, di ogni ceto e censo, potrà ammirare la perfetta complanarità convessa e sconnessa e l’univoca incomparabile e irregolare ruvidezza della sua illogica pista di atterraggio, tra gli illuminanti “occhi di stregatto”, incastonati come diamanti al suolo, per segnalarne chiaramente l’ubicazione in presenza di nebbia fitta, i romboidi e le losanghe centrali propri di antiche e prestigiose vestigia flammae Didonee, in incognito .

La visione in quota apparirà ai più altresì magniloquente, tra i due striscioni bianchi a latere dove, ivi, solo i marciapiedisti roveretani potranno espletarvi le loro più perfide e geometriche esigenze pedatorie, essendovi totalmente precluso lo spazio centrale stante l’impervia e pericolosa percorribilità dello stesso. Ma gli ideatori e i costruttori di questa ottava meraviglia terracquea roveretana, non completamente entusiasti e soddisfatti della loro siffatta divina creatura, vollero dotarla anche di in-naturale umanità, concedendo, ai roveretani tutti, anche l’uranista permesso al transito impuro e promiscuo, per auto, autobus, mezzi per monnezza, furgoni, ciclopedoni, carrozzine vere o finte, animali annessi e connessi, e ogni inquilino dell’Arca di Noè, tutti ammessi o meno dal pedissequo Codice della Strada, ma limitandone poi sadicamente la velocità massima ai fatidici 30 Km/h, tanto cara ai pensatori deboli, per non danneggiare la preziosissima tela sottostante. Cotanta elargizione all’umana movenza non basterà però a scoraggiarne la perniciosa e incomprensibile percorrenza intrinseca; tra i viziosi sobbalzi, le sconnessioni sornione, le pendenze oblique di ogni genere e grado, le dune improvvise ed improvvide, le montagne russe e quelle americane in comodato gratuito perenne. Un calvario per vittime sacrificali, masochisti e fachiri della nuova pavimentazione ardente.

Tale coacervo di beata in-transitabilità ingenererà, ai più illuminati ed illustri dei concittadini roveretani, una stretta e parentale similitudine con il Pendolo di Foucault (quello di Jean Bernard Léon non di Umberto Eco), in libera e perversa uscita sulla pavimentazione geodetica del nuovo aeroporto.

Tutta questa geniale magnificenza donata all’urbe roveretana dai padri creatori, ebbe un costo complessivo al portatore, da saldo di fine stagione, pari a 1.395.000,00 € in sesterzi, di cui 57.291,26 € in sesterzi al Padre Andreolli, tra i più influenti in filantropiche donazioni ideali, e 45.901,88 € in sesterzi al Figlio adottivo Galvagni, più meramente realizzativo.

Non ancora giunti all’idillio assoluto, i pantacreatori legati sinallagmaticamente al Governo cittadino, in un profluvio di misericordia e generosità illimitate, vollero dotare il nuovo aeroporto di “Via Dante”, anche di altre due piste pertinenti e accessorie: “Via Fontana” e “Largo S. Caterina”. E in preda alla più immorale e vanitosa in-coerenza creativa, si vollero le due nuove piste, a totale difforme immagine e somiglianza della primogenita “Via Dante”. Infatti le due nuove strade celesti si pensano concave e non convesse, con piani e pendenze centrali e centripete anziché centrifughe e i romboidi e le losanghe diventano, così, magicamente linee rette e trasversali. Tutto in perfetta dis-armonia simbiotica con il realizzato aeroporto principale di “Via Dante”. Solo il costo totale complessivo sorrise all’abiura dei più. Infatti, come da bilancio inossidabile dei creatori, crebbe fino a toccare, alla borsa di Milano, i 2.400.000,00 € in sesterzi di immediata spendibilità».













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