Arcese condannata a risarcire gli autisti 

Il giudice ingiunge all’azienda di liquidare 20 mensilità ai trenta dipendenti che hanno fatto ricorso contro il licenziamento


di Giuliano Lott


ROVERETO. Una decisione a sorpresa, quella del giudice del lavoro Michele Cuccaro, che ha accolto il ricorso contro il licenziamento promosso da una trentina di autisti di Arcese, condannando l’azienda a liquidare a ognuno dei lavoratori ben venti mensilità calcolate sull’ultima retribuzione percepita. Una decina gli autisti della sede Roveretana, tutelati dai Cobas, ai quali si sono sommati circa venti lavoratori della sede Arcese di Torino. La sentenza riguarda tutti e trenta, che dovrebbero dunque percepire circa 40 mila euro a testa, per un totale di circa un milione e 200 mila euro. Un salasso per l’azienda. «Per la verità - spiega Giovanni La Spada dei Cobas - non avevamo chiesto un indennizzo ma il reintegro al posto di lavoro. Siamo comunque soddisfatti che l’azienda sia stata condannata. Ora attendiamo le motivazioni della sentenza per capire come muoverci».

In principio, gran parte dei dipendenti di Arcese si erano opposti al licenziamento. Poi l’azienda aveva trattato con ciascun dipendente, assicurandogli una buonuscita più generosa qualora rinunciasse a rivalersi per vie legali contro Arcese. «Molti hanno accettato - spiega La Spada -ma una decina ha tenuto duro, fino alla sentenza. In udienza abbiamo sempre contestato la situazione di crisi che Arcese aveva dichiarato come ragione alla base del licenziamento. Avevamo spiegato come invece Arcese, mentre dichiarava crisi in Italia, si muovesse sul mercato dell’Est Europa, aprendo sedi in Slovacchia, per esempio, e sfruttando le condizioni economiche favorevoli in paesi esteri, come il costo del lavoro più basso e regimi fiscali meno pressanti. Siamo contenti che gli elementi portati all’attenzione del tribunale siano stati valutati».

Va pur detto che non si tratta dell’ultima parola sulla vicenda: c’è una mese di tempo per fare opposizione alla sentenza. Possono opporsi sia i lavoratori sia l’azienda. Dopo di che il giudice riesaminerà le eventuali opposizioni. Se dovesse confermare la sentenza emessa in primo grado, ci sarebbe spazio per il ricorso in appello. È probabile che Arcese faccia opposizione, ma non è escluso che pure qualche lavoratore si opponga alla liquidazione stabilita dal giudice. In fondo, l’obiettivo degli autisti era non perdere il lavoro. La decisione del giudice Cuccaro, giunta alcuni anni dopo il licenziamento, fa però riflettere. E farà pensare soprattutto i lavoratori che nel frattempo hanno accettato la buonuscita di Arcese in cambio dell’impegno a non impugnare il licenziamento.

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