Aquaspace, il punto è se il depuratore depurava davvero 

La sentenza di Cassazione aiuta a capire: per gli inquirenti le sostanze inquinanti venivano diluite ma non ridotte 



ROVERETO. Contro il sequestro del depuratore, nel febbraio scorso, Aquaspace aveva fatto ricorso al tribunale del riesame chiedendone l’immediato dissequestro. Aveva incassato un no secco e molto argomentato, di fronte al quale l’azienda non si era comunque data per vinta: aveva impugnato anche la decisione del riesame in Cassazione. E anche la suprema corte aveva respinto il ricorso. Condannando tra l’altro il legale rappresentante di Aquaspace, Tiziano Battistini, al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria di 2000 euro, a punire quello che i magistrati hanno ritenuto un ricorso sostanzialmente strumentale. Perché proposto contestando di fatto nel merito le valutazioni compiute dai giudici del riesame, mentre la Cassazione può intervenire solo per correggere errori di applicazione delle norme in astratto, non avendo né il compito né gli strumenti per valutare gli elementi di fatto che hanno determinato la decisione dei giudici di merito. Da qui la bocciatura del ricorso. Ma nel rigettare una delle doglianze di Aquaspace, sulla carenza di motivazione della sentenza del riesame, la Cassazione inserisce un passaggio che forse finalmente permette di capire che cosa viene contestato ad Aquaspace: in sostanza, avere un depuratore che non è un depuratore. Non è un problema di pretrattamento dei reflui o autorizzazione o meno alla miscelazione di reflui diversi: il punto è - scrive la Cassazione in sentenza - che secondo l’accusa le sostanze inquinanti immesse nel depuratore escono dall’impianto come ci entrano: né eliminate né ridotte in quantità. La miscelazione con scarichi diversi farà insomma calare percentualmente la quantità dei singoli inquinanti, ma semplicemente per diluizione. E la diluizione è assolutamente vietata dalla normativa sul trattamento degli scarichi. Anche perché altrimenti basta disporre del giusto quantitativo di acqua, e si può abbattere fino ai limiti di legge la percentuale di qualsiasi agente inquinante, ma tanto varrebbe buttarlo a bicchierate da un ponte nell’Adige: si diluirebbe altrettanto, ma altrettanto inquinerebbe il fiume. (l.m)

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