Pompieri, i comandanti dell’Alto Garda chiedono la testa dell’ispettore 

Lettera ai sindaci: «Alberti non ha più la nostra fiducia E la val di Ledro ha troppo peso nel distretto» 


di Gianfranco Piccoli


ALTO GARDA. Il malcontento covava da tempo, ma era sempre rimasto contenuto fra le mura dove si tengono le assemblee del direttivo, nelle telefonate tra i responsabili dei vari corpi locali. La crisi tra i responsabili dei cinque corpi dei vigili del fuoco volontari dell’Alto Garda e l’ispettore distrettuale Michele Alberti è però esplosa venerdì pomeriggio, quando i comandanti e i vice dei cinque corpi della Busa (Riva del Garda, Arco, Drena, Dro e Tenno) hanno di fatto chiesto la testa del responsabile di zona, inviando al diretto interessato (ex comandante dei pompieri arcensi) e ai sindaci dell’Alto Garda una lettera dall’oggetto che non lascia spazio ad interpretazioni: mozione di sfiducia. Alla base della frattura non ci sono questioni operative, mai messe in discussione, ma un metodo di conduzione del distretto che – secondo i comandanti – non è mai stato all’insegna del dialogo e di una ricerca della risoluzione dei vari problemi che i corpi vivono quotidianamente.

Alberti (che ha come vice Renato Santi, di Concei, e Lorenzo Righi, di Riva) è in carica dalla primavera del 2015 e il suo mandato scadrà tra un anno e mezzo, ma a questo punto è facile immaginare che, visto il clima che si è creato, l’ispettore decida di rassegnare le dimissioni.

Come detto, il malcontento si trascina da tempo. Nella mozione di sfiducia non si entra nel merito di specifici episodi, ma ci si riferisce a «molteplici fatti accaduti negli ultimi anni, e di un comportamento - si legge nella legttera - giudicato da noi lesivo della fiducia riposta verso i vertici di questa spettabile Unione distrettuale». Problemi che – a detta dei comandanti – sono stati fatti presente sia nell’assemblea di metà mandato del 12 ottobre 2017, sia al comitato di presidenza della Federazione provinciale, presente il comandante Tullio Ioppi, l’8 agosto scorso, e infine nell’incontro con i comandanti dei sei corpi della valle di Ledro, A Tiarno di Sopra, il 20 agosto scorso.

Non è casuale che la lettera non sia firmata dai comandanti ledrensi. Qui, infatti, emerge anche il problema squisitamente politico. Ledro, infatti, pur avendo un’amministrazione unica dopo la fusione dei comuni, ha mantenuto l’autonomia dei sei corpi: Bezzecca, Concei, Pieve di Ledro, Molina di Ledro, Tiarno di Sopra e Tiarno di Sotto. In soldoni, i voti della val di Ledro – quando si tratta di decidere – valgono di più di tutto l’Alto Garda, nonostante i numeri dei residenti e dell’interventistica fra i primi e i secondi siano distanti anni luce. Una situazione figlia anche dell’accorpamento relativamente recente dei pompieri volontari di Nago-Torbole con Riva.

I comandanti della Busa chiedono nella lettera senza tanti giri di parole una modifica dello statuto del distretto per ridisegnare la rappresentanza. In caso contrario – si legge - «sarà nostro interesse valutare, in ogni sede ed a tutela dei Corpi che rappresentiamo, quale forma possa permetterci una migliore rappresentatività». Questo passaggio, nasconde un’accusa ad Alberti: di aver usato il peso dei voti della val di Ledro per indirizzare le decisioni.

Tanto per capire il clima: all’ultima riunione del direttivo non si è presentato un solo comandante dell’Alto Garda. Oggi era prevista un’altra riunione: primo punto all’ordine del giorno, l’approvazione del verbale della seduta precedente. Punto che non sarebbe mai stato votato dai rappresentanti dell’Alto Garda. All’ordine del giorno anche la discussione sulle problematiche dell’unione. Ma non ci sarà alcun incontro, perché la seduta del direttivo è stata annullata.

La voce di Michele Alberti tradisce una grande delusione: «Se mi dimetterò? Mi prendo qualche ora per riflettere». Ma è difficile pensare che possa proseguire in questa situazione.

«La riunione del direttivo di domani (oggi per chi legge ndr) l’ho annullata io, è evidente che i comandanti dell’Alto Garda non si sarebbero presentati. - commenta Alberti - Sono molto deluso, perché nella lettera spedita ai sindaci dicono che ci sono dei problemi, ma non dicono quali e non vengono a discuterli nelle sedi opportune, come si dovrebbe fare». «È evidente – conclude Alberti – che si tratta di questioni personali».













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