«Il controllo di vicinato non c’entra con le ronde» 

Sicurezza. Il comandante della Polizia locale Marco D’Arcangelo ha incontrato associazioni e amministratori per definire bene i contorni del nuovo progetto. Le perplessità di Ulivieri


Matteo Cassol


Riva. «Controllo di vicinato? Nulla a che vedere con le ronde o con la delazione»: parola del comandante del corpo di polizia locale intercomunale dell’Alto Garda e Ledro, Marco D’Arcangelo, in risposta alle preoccupazioni (esplicitate da Tommaso Ulivieri) riguardo all’iniziativa partita per ora ad Arco ma titolata a prendere piede – con l’avvenuta firma del protocollo d’intesa con il Commissariato del Governo – anche a Riva, Dro, Tenno e Drena».

Ulivieri, consigliere comunale di Arco Bene Comune, aveva definito il nuovo progetto «un’idea con delle potenzialità positive ma anche rischiosa e insufficiente se virata solo al “controllo” della devianza in atto e non alla crescita di solidarietà e partecipazione. È importante che progetti come questo diventino occasione di pratiche di vicinato in senso solidaristico, che servano a bloccare il fai da te illegale e propagandistico delle “ronde”, che siano di supporto sociale e mutualistico nel contesto attuale sempre più individualista e che solo in ultima e ponderata istanza prevedano segnalazione e intervento delle forze dell’ordine. Insomma che questi gruppi siano formati da persone equilibrate e che il sistema preveda filtri sufficienti affinché non si scada nella psicosi e nella delazione fine a sé stessa in un territorio che non ha bisogno di inventarsi pericoli che non ci sono». Per queste perplessità, Ulivieri è stato invitato dal comandante D’Arcangelo, assieme agli assessori Girelli e Miori e ai rappresentanti delle associazioni aderenti al progetto (come Nuvola, Alpini e “60 e +”, oltre a referenti circoscrizioni), alla riunione operativa mensile svoltasi l’altro giorno: il consigliere è stato rassicurato sul fatto che l’impronta del progetto è sociale e solidale e che non deve essere inteso come sistema di delazione.

«La delazione – ci ha confermato il comandante – c’è, ma non c’entra nulla con il controllo di vicinato (che funziona tramite segnalazioni su un gruppo Whatsapp a ciascuna delle quali la polizia poi fornisce riscontro, ndr). C’è per esempio nelle lettere anonime che da sempre ipotizzano abusi edilizi. E questo progetto non va assolutamente confuso con le ronde o con altre iniziative improbabili: si tratta di avere a cuore chi abita vicino a noi, preoccuparsi per i più deboli e per le persone in difficoltà. Serve a evitare che qualcuno stia male in casa senza che nessuno lo sappia, serve perché noi possiamo controllare veicoli sospetti o renderci conto se ci sono presenze allarmanti fuori dalle scuole. Si tratta di vigilare sulle anomalie, non di fare pettegolezzi. In tal senso chi partecipa al gruppo è “certificato”, inserito nell’associazionismo o comunque rappresentativo e dotato di un certo seguito. Magari si potrebbe estendere anche a un referente dei baristi o di altre categorie a contatto con le persone. Per ora il controllo è attivo solo ad Arco, ma – conclude D’Arcangelo – un “germoglio” c’è anche a Riva».

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